Ragazza suicida alla Federico II, il messaggio del prof: “Liberiamo ragazzi da ossessione della perfezione”

Una tragedia che ha toccato tante persone quella di Giada De Filippo, la ragazza di 26 anni che ieri si è lanciata dal tetto della Federico II di Monte Sant’Angelo a Napoli. 

Era il giorno delle lauree, in tanti erano in festa. La ragazza, però, non ha retto la pressione. Secondo quanto emerso, la ragazza si sarebbe ‘inventata’ la sua laurea. La studentessa 26enne di Sesto Campano (Isernia) si è lasciata andare, nel vuoto, dall’ultimo piano dello stabile universitario di Monte Sant’Angelo, mentre i genitori e il fratello, arrivati in Facoltà, erano in attesa che arrivasse il suo turno per la discussione della tesi. Toccante il messaggio scritto su Facebook da Guido Saraceni, docente di Filosofia del Diritto e Informatica Giuridica alla Facoltà di Giurisprudenza dell’università di Teramo, un professore molto attivo su isocial network.

Per quanto mi riguarda, la giornata delle lauree è un giorno di lavoro non meno faticoso e stressante di altri. I candidati devono essere attentamente ascoltati, interrogati e valutati. I voti devono essere discussi, spesso anche lungamente, con una commissione di colleghi che non sempre hanno le stesse idee, la stessa sensibilità culturale o lo stesso identico orientamento in tema di voti.

Eppure, la giornata delle lauree per me è anche una giornata gioiosa. Guardando il volto dei genitori, degli amici, dei parenti accorsi per sostenere e supportare il proprio candidato, partecipo volentieri della loro felicità, ne percepisco l’orgoglio e l’emozione. Mentre il candidato parla, sono tesi come corde di violino, attenti ad ogni singola parola, con gli occhi lucidi e lo sguardo fiero. Dopo, si lasciano andare ai festeggiamenti, con tanto di cori e coriandoli.

La giornata delle lauree celebra la maturazione, la fatica e l’impegno dei nostri studenti. Ha il sapore della speranza nel futuro.

A queste cose ho pensato ieri, quando letto che una ragazza di Napoli, il giorno delle lauree, è salita sul tetto dell’Ateneo e si è lanciata nel vuoto: aveva detto a parenti ed amici che quel giorno si sarebbe laureata, ma non aveva completato il ciclo di studi.

L’Università non è una gara, non serve per dare soddisfazione alle persone che ci circondano, non è una affannosa corsa ad ostacoli verso il lavoro.

Studiare significa seguire la propria intima vocazione.

Il percorso di studi pone lo studente davanti a se stesso.

Cerchiamo di spiegarlo bene ai nostri ragazzi. Liberiamoli una volta per tutte dall’ossessione della prestazione perfetta, della competizione infinita, della vittoria ad ogni costo.

Lasciamoli liberi di essere se stessi e di sbagliare.
Questo è il più bel dono che possono ricevere.
Il gesto d’amore che può letteralmente salvarne la vita.

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