Giancarlo Siani, 31 anni fa la camorra ammazzava il giovane giornalista. Un murales per ricordarlo

Napoli. Il 23 settembre di 31 anni fa, Giancarlo Siani veniva ucciso dalla camorra all’età di 26 anni, trucidato sotto casa sua in piazza Leonardo al Vomero a bordo della sua Citroen Mehari verde. Giancarlo era un giovane corrispondete del Mattino, un abusivo, o un precario come verrebbe definito oggi. Dopo essersi fatto le ossa lavorando a Torre Annunziata, comune tra i piu’ turbolenti dell’area vesuviana che appena un anno prima era stato teatro della piu’ cruenta strage della storia della camorra (8 morti e 20 feriti, la cosiddetta strage di sant’alessandro), da soli 2 mesi era giunto nella redazione centrale di via Chiatamone.

Due killer lo avevano atteso per ore sotto casa uccidendolo con numerosi colpi di pistola. Un pentito raccontera’ molti anni piu’ tardi che, portata a termine la missione, gli assassini tornarono nel loro covo dove, insieme con i boss che avevano impartito l’ordine, stapparono lo spumante per festeggiare il successo dell’impresa, consistita nel colpire nascosti nell’ombra un giovane inerme. Un giornalista scomodo Siani, un giovane he raccontava con passione e impegno civile gli affari e i regolamenti di conti tra le cosche, che faceva troppe domande in giro sul sistema di collusioni, sugli appetiti di boss e colletti bianchi che miravano agli appalti pubblici del post terremoto, e che pochi giorni prima di essere ucciso confidava di aver raccolto materiale esplosivo da pubblicare in un libro.

Le sentenze, confermate della Cassazione, hanno stabilito che l’omicidio fu compiuto dalle cosche dei Gionta, di Torre Annunziata, e dei Nuvoletta, di Marano. Condanne definitive per i mandanti, Angelo Nuvoletta e Luigi Baccante, e i sicari Ciro Cappuccio e Armando Del Core. La condanna definitiva a morte di Siani fu decisa dopo un suo articolo, pubblicato il 10 giugno 1985, in cui rivelava che l’arresto del boss Valentino Gionta, eseguito dai carabinieri a Marano, era stato possibile grazie a una soffiata dei suoi alleati, i Nuvoletta. La notizia era vera, ma i Nuvoletta per dimostrarne agli ”amici” l’infondatezza, dissero che quel giornalista andava ucciso.

Nel corso degli anni a Siani sono state dedicate strade, piazze, canzoni, scuole, premi ed associazioni. Quest’anno anche un murales ed è stato realizzato da alcuni artisti proprio nei pressi del luogo dell’agguato. Il Mattino, giornale per il quale collaborano, ogni giorno in questa data dedica un forum per mantere viva la memoria. “Ritrovarci qui dà il senso di quanto l’eredità di Giancarlo Siani sia viva: la sua presenza è vitale”, ha detto il direttore del Mattino, Alessandro Barbano.

Il presidente dell’ordine dei giornalisti Ottavio Lucarelli ha aggiunto invece che “questa giornata è dedicata a Giancarlo, ma anche a tutte le vittime e i familiari delle vittime innocenti, e anche ai giornalisti perché ancora continuano le minacce”. Ricordando poi che “oggi altri 10 colleghi lavorano sotto tutela”.

Il ricordo di Giancarlo, dunque, a 31 anni dalla morte resta vivo: per quanti hanno a cuore la legalita’ e’ un simbolo della lotta alle mafie, per i giovani affascinati dal giornalismo e che si battono per farsi strada in questo mestiere, un esempio da seguire.

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