Il commercialista Alfredo Aprovitola è stato assolto in Cassazione da ogni accusa. Da imputato per estorsione a vittima del clan, con questo verdetto, dopo 12 anni arriva l’assoluzione “definitiva”.
Giugliano, assolto il commercialista Alfredo Aprovitola
Il noto professionista di Giugliano è stato ritenuto per anni dalla DDA di Napoli un uomo al servizio del clan Mallardo, che insieme ai Contini e Licciardi della cosiddetta Alleanza di Secondigliano è considerato una della associazioni camorristiche più potenti della Campania.
Aprovitola era già stato assolto dalla Corte di Appello di Napoli nel marzo scorso dall’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso, che in primo grado gli era costato sette anni di carcere. Un’accusa basata sulla denuncia di due esponenti del clan Mallardo poi divenuti collaboratori di giustizia, Tommaso e Rosario Froncillo (padre e figlio), che avevano raccontato ai magistrati anticamorra come il commercialista avesse imposto nel loro bar la fornitura del caffè Seddio, marchio la cui titolarità, come emerso da alcune sentenze irrevocabili, è riconducibile al clan Mallardo.
I due pentiti, inoltre, hanno riferito di essere i gestori del bar ubicato in un immobile di proprietà del commercialista. La Dda ha così utilizzato una serie di intercettazioni per inchiodare il professionista, ma i suoi legali, Giulia Buongiorno e Mario Griffo, hanno valorizzato anche altre intercettazioni, non usate dalla Procura, che già c’erano nelle carte dell’indagine, costruendo un quadro probatorio più lineare e completo, che ha convinto la Corte d’Appello ad assolvere Aprovitola, e la Cassazione a respingere perchè “inammissibile” il ricorso della Procura di Napoli.
I difensori di Aprovitola hanno in particolare ricostruito e dato valore alla visita che un esponente del clan Mallardo, tale D’Alterio, aveva fatto al commercialista, in cui il camorrista imponeva a Aprovitola di usare il caffè del clan, e quest’ultimo rispondeva che vista la richiesta, non avrebbe potuto fare altrettanto; i legali dell’imputato hanno dato conto di altre intercettazioni in cui il professionista si sfogava con i familiari sulla scarsa qualità del caffè e sul fatto che non lo volesse per il proprio bar.
Altro elemento determinante per l’assoluzione e per la chiusura del processo in Cassazione, la circostanza fatta emergere dai due difensori, che il bar fosse gestito quasi del tutto da Aprovitola, che pagava fornitori e bollette nonostante con i due Froncillo vi fosse un contratto di gestione per cui anche ai giudici è apparso illogico che Aprovitola, come effettivo gestore del locale, potesse fare un’estorsione a se stesso.