Francesco Napolitano stava per tornare, sabato avrebbe riacquistato la libertà dopo sette anni di carcere. Aveva scontato la sua condanna per associazione a delinquere di stampo camorristico a seguito dell’arresto avvenuto nel 2012 in una villetta con piscina a Lago Patria ed ora, di nuovo libero, era pronto a riprendere in mano le redini della cosca più potente dell’area nord di Napoli, quella dei Mallardo.
In questo periodo a gestire la piovra ci pensavano i gregari in attesa della liberazione di almeno uno dei boss. E infatti Francuccio ‘o Napolitano, come veniva chiamato nell’ambiente criminale, era pronto. Solo che la giustizia e i carabinieri di Giugliano lo hanno fermato prima del tempo. Resta in carcere per adesso, dovrà affrontare il processo per l’omicidio di Mario Di Lorenzo avvenuto 22 anni fa nell’ambito di un’epurazione interna al clan dei Carlantonio. Lui sarebbe stato il mandante, mentre l’esecutore invece sarebbe stato Michele Olimpio, detto ‘o Bumbularo, originario della zona di Piazza San Nicola, già in carcere.
Ad affiancarlo Filippo Caracallo, pentito eccellente della cosca che da aprile scorso sta svelando gli ulteriori segreti della consorteria criminale. Dal suo pentimento sono nate numerose indagini, tra le quali che hanno portato una settimana fa all’arresto di nove estorsori del clan Mallardo e dei De Rosa di Qualiano. Insomma il collaboratore parla gli affiliati tremano. Napolitano resta in carcere e anche Olimpio. Fu proprio quest’ultimo, probabilmente, ad accelerare il pentimento di Caracallo. Il collaboratore infatti fu convocato in Piemonte per discutere di alcuni affari. Olimpio aveva saputo del suo pentimento, così l’uomo, anziché mettersi in macchina e andare verso Nord, percorse corso Campano per giungere in caserma e confessare tutto. Il resto è storia di oggi.