GIUGLIANO. “Oggi durante il Question time, nel corso del quale sono intervenuta per rispondere “interrogata” dalla minoranza, è accaduto un episodio increscioso, ancor più perché a cavallo della grande campagna di sensibilizzazione in atto contro quella cultura patriarcale che vede l’uomo continuare a prevaricare sulla donna nella società in cui viviamo. Ebbene il consigliere Paolo Conte si è rivolto al sindaco definendomi “spocchiosa” e lo ha invitato ad “intimarmi” di non entrare più in aula con questo atteggiamento”. Sono le parole dell’assessore Rosa Verde a seguito del question time di questa mattina a Giugliano.
“Ero presente e si parlava di me in terza persona, già questo un modo di fare inaccettabile. In pratica il consigliere ha voluto mettere nei confini della spocchiositá il modo di fare di chi come me, avendo padronanza della materia, parla con sicurezza e senza timori. È davvero grave che questo accada in un consesso politico – ha fatto sapere Verde in una nota -. La politica dovrebbe dare l’esempio e invece abbiamo tra noi chi ancora, palesando una mentalità di prevaricazione, è solito zittire le donne. Evidentemente infastidito dal fatto che ricoprano certi ruoli. Sento la responsabilità di mettere al corrente la città di quanto accaduto perché dal mio punto di vista questa è una cosa davvero molto grave, che lede la dignità di tutte le donne, non solo la mia. Non è la prima volta, da quando sono assessore qui a Giugliano, che sono costretta a subire parole o atteggiamenti vessatori, sessisti e patriarcali. Da parte degli uomini ma – purtroppo lo devo dire – anche da parte delle donne. Ebbene da oggi renderò tutto pubblico, così tutti coloro i quali si renderanno protagonisti di episodi del genere, dovranno spiegarlo alla città e rispondere anche nelle sedi opportune. Perché le scuse postume non bastano più” conclude l’assessore.
La replica del consigliere Conte
Il consigliere Conte replica così: “È proprio vero che per eccessi di vanità possono essere commessi errori, soprattutto in politica. Rivolgersi in terza persona, in Aula Consiliare, è doveroso. Rappresenta la forma di cortesia della grammatica italiana e non certamente forme sessiste e patriarcali. La “spocchia”, invece, è quella superbia che non implica solo la presunzione di essere migliori degli altri, ma anche uno scarso interesse verso le capacità altrui. Atteggiamento, questo, che ho evidenziato in Aula consiliare, perché fuori luogo. È un atteggiamento attribuibile a chiunque e a qualsiasi classe sociale, indipendentemente dall’età, dalla cultura e dal sesso – continua Conte -. Un esempio interessante di questo atteggiamento ce lo porta Pascoli, quando ci parla di “spocchia” nella poesia “Nozze”. Qui, le raganelle, invidiose delle nozze del ranocchio, gracidano nella notte “Che spocchia! Che spocchia!”, riferendosi a quella che per loro era una manifestazione esagerata, per essere una festa di matrimonio. La critica letteraria contemporanea sostiene che Pascoli, in questa poesia, avrebbe voluto rappresentare i suoi critici che, non comprendendo la vera natura della sua poetica, erano soliti etichettarlo come “spocchioso”.
Secondo Conte “oggi questo atteggiamento è ben vivo e vegeto nell’ambito dei social network. Qual è il risultato? Facciamo a gara a chi pubblica più cose, reali o contraffatte che siano, a chi riceve più like e più visualizzazioni. Al contempo, non siamo attenti a ciò che gli altri ci comunicano, con la medesima ambizione. Siamo diventati tutti superbi? Presuntuosi? No, forse siamo soltanto un po’ spocchiosi! E sarebbe un peccato travestire queste peculiarità, questo atteggiamento, di sessismo e patriarcato. Piuttosto, riportiamo la discussione e il confronto sui temi che, come dimostrato questa mattina durante la seduta di Question Time, gli interrogativi sono tanti e certi, le risposte, invece, poche e vaghe”.