“Voglio denunciare per dare a mio figlio (che un giorno prenderà le redini della mia attività) l’esempio affinché non subisca quello che ho subito io”. Non era la prima volta che subiva estorsioni ma questa volta ha deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine. Da quella denuncia è scatta l’inchiesta che ha portato in carcere il 35enne Domenico Fuso ed il 51enne Vincenzo Strino, entrambi ritenuti vicini al clan Mallardo e difesi dall’avvocato Luigi Poziello.
L’incubo dell’imprenditore dopo foto sui social
Tutto è partito da alcune foto dei lavori nella sua attività pubblicate sui social. L’imprenditore, orgoglioso, voleva mostrare il restyling del suo rimessaggio. Immagini che però non sono passate inosservate alla mala giuglianese: “Sta venendo proprio bello, domani prendiamo un caffè”, è lo strano messaggio ricevuto via WhatsApp ed inviato da uno degli indagati.
Fuso effettivamente il giorno dopo si reca all’attività ed incontra l’uomo: “Lo sai come funziona a Giugliano. Mi mandano i compagni del suricione. – esordisce subito – Ti sei messo a posto per i lavori? Ti vogliono parlare, vieni con me fuori al bar.” Dopo il primo rifiuti il 35enne si allontana e ritorna poco dopo con Strino, fratello del boss Giuseppe. Il ras ribadisce la richiesta estorsiva: “Sono ‘o Torno – dice usando l’alias usato dal fratello – Qui adesso comandiamo noi e ti devi mettere a posto per i lavori. Ci devi dare 10mila euro.” L’imprenditore, spiazzata dall’elevata richiesta, riesce ad ottenere lo ‘sconto’: 6.500 euro da pagare in tredici mensili da 500 euro. Questo avviene la fine dello scorso mese di agosto.
La denuncia
A settembre la vittima viene convocata dalla Guardia di Finanza e pochi giorni dopo scatta il blitz dei carabinieri con i due fermi emessi dalla DDA di Napoli. Ieri a Fuso e Strino è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare nel carcere di Secondigliano in attesa dell’interrogatorio del tribunale del Riesame dopo che i due si sono proclamati innocenti durante la prima udienza di convalida.