Un cantiere aperto per ristrutturare una serie di appartamenti in via Aniello Palumbo. Lavori da 100mila euro. Troppi per non attirare gli appetiti della camorra. Passano pochi giorni, infatti, e al cantiere si presentano due uomini per conto “del masto di Giugliano“. Chiedono 7mila euro al titolare della ditta per “regolarizzare” la sua posizione. E’ con quest’accusa che sono finiti in manette tre affiliati al clan Mallardo. Si tratta di Francesco Vitiello, classe ’69, Marino Napolano, classe ’69, Vincenzo Fabio Poziello, classe 1990 ( difesi dagli avvocati Luigi Poziello, Sergio Aruta e Raffaella Terrestre).
Il racket al cantiere di Giugliano
La vicenda inizia lo scorso maggio, quando Napolano e Poziello, a bordo di una Citroen C3, si presentano al cantiere dove si stanno svolgendo dei lavori di ristrutturazione di alcuni appartamenti in un parco. Il primo a finire nel mirino degli estorsori è un operaio, a cui viene intimato di “mettersi a posto”. Uno dei due mostra all’uomo una pistola nascosta nella cintola per intimorirlo. L’operaio, terrorizzato, riferisce quanto accaduto al suo titolare.
Passano dieci giorni e i due fanno di nuovo capolino al cantiere. Questa volta parlano con un responsabile – un subappaltatore della ditta incaricata dei lavori di ristrutturazione – e lo invitano a presentarsi il giorno dopo a un appuntamento all’esterno del bocciodromo di Giugliano. Da via I maggio, i due affiliati insieme alla vittima si recano presso uno sfasciacarrozze posizionato nei pressi dell’uscita dell’Asse Mediano, tra Giugliano e Parete, in via Arco Sant’Antonio. Il responsabile della ditta parla con il referente dei Mallardo per le estorsioni, Francesco Vitiello, detto ‘O Cavallo. Un pezzo grosso della cosca. Secondo le dichiarazioni del pentito Caracallo, l’uomo è infatti legato al boss Patrizio Picardi.
Il prezzo in due rate
Ed è proprio lui, Vitiello, a fissare il prezzo da versare nelle casse del clan in due rate: 7mila euro, di cui 4mila in quella settimana e altri 3mila il mese seguente. In caso di mancato versamento, minaccia ‘O Cavallo, gli emissari del clan avrebbero sparato a chiunque si trovasse nel cantiere. Il responsabile della ditta rispetta le istruzioni impartite dal ras dei Mallardo e versa la prima quota. La seconda tranche, che sarebbe dovuta arrivare nelle tasche degli estorsori tra giugno e luglio, invece, non è mai stata versata grazie all’intervento dei Carabinieri della Compagnia di Giugliano coordinati dalla Procura di Napoli. I militari, nell’ambito di un’attività di monitoraggio ai cantieri, hanno infatti convocato l’imprenditore taglieggiato, trovando nelle sue dichiarazioni conferma a quanto avevano già appreso attraverso l’attività di indagine. Subito dopo, su ordine della Procura, sono scattati i provvedimenti di fermo ai danni dei tre indagati.