“Nel momento in cui ho deciso di uccidere la mia compagna non c’era né ira né rabbia né desiderio di vendetta”. Sono le parole che Alessandro Impagnatiello, reo confesso dell’omicidio di Giulia Tramontano, la 29enne di Sant’Antimo incinta al settimo mese, ha pronunciato dinanzi al gip Angela Minerva durante l’interrogatorio nel carcere di San Vittore a Milano, dove l’uomo è attualmente recluso.
Giulia Tramontano, il killer al giudice: “Uccisa senza motivo, non provavo nulla”
“Ho deciso senza motivazioni. Ci sto pensando costantemente. La situazione era per me, mi passi il termine, stressante. Questa è l’unica cosa che posso dire, ma non c’era un reale motivo“, ha aggiunto il 30enne.
Nel corso di quell’interrogatorio, accanto all’omicida, c’era il legale Sebastiano Sartori, che lunedì ha rinunciato al mandato per “motivi connessi al rapporto fiduciario con l’assistito”. Impagnatiello è accusato di omicidio volontario aggravato, procurato aborto e occultamento di cadavere.
Nel primo interrogatorio con i pm Alessia Menegazzo e Letizia Manella e i carabinieri del nucleo investigativo, guidati da Antonio Coppola e Fabio Rufino, Impagnatiello aveva fornito una versione diversa. Aveva detto che, dopo il ritorno di Giulia dall’incontro con l’altra donna del barman, i due avevano iniziato a discutere. E che, mentre la compagna stava tagliando i pomodori per la cena, con il coltello aveva iniziato a procurarsi dei tagli a un braccio e al collo e che, allora, lui l’aveva colpita “per non farla soffrire”.
Una versione a cui nessuno ha dato credito e che, allora, lo stesso 30enne ha smontato nel secondo interrogatorio davanti al gip. “Giulia non si è pugnalata, si è tagliata inavvertitamente sul braccio destro mentre tagliava le verdure. Ho preso io il coltello e ho proseguito”.
Nel corso dello stesso interrogatorio, il 30enne ha indicato agli inquirenti dove trovare il coltello con cui ha ucciso Giulia: “È in cucina, sopra il frigorifero”. L’arma in giornata verrà sequestrata durante i rilievi scientifici dei carabinieri.