Napoli. Ha suscitato scalpore l’omicidio nell’ultima puntata di Gomorra di Maria Rita, la figlia Ciro Di Marzio, vittima di una vendetta trasversale. La piccola viene uccisa da Malammore, su ordine del boss Pietro Savastano. La scelta dei sceneggiatori non si ispira a nessun fatto storico preciso. E’ opinione comune che l’uccisione diretta di un minore sia estranea al codice “etico” dei camorristi e dei malavitosi.
Eppure non è così. Anzi. I camorristi si sono rivelati senza scrupoli già in passato e non hanno risparmiato i bambini durante le faide di camorra. Nel 1990 fu ucciso Nunzio Pandolfi, bimbo di 2 anni, insieme al padre, Gennaro, in un agguato di camorra nel rione Sanità. Era la sera del 18 maggio di vent’anni fa quando killer incappucciati fecero irruzione nella casa della Sanità. dentro si festeggiava il ritorno di Gennaro, che nelle settimane precedenti aveva avuto un incidente che lo aveva costretto al ricovero. Gli assassini spararono all’impazzata: uccisero il pregiudicato e, purtroppo, anche il bimbo di due anni che era in braccio al papà. Dopo quell’episodio l’allora parroco di Santa Caterina a Formello, don Antonio Rapullino, invitò provocatoriamente i napoletani ad abbandonare la città: il suo «fujtevenne» è rimasto nella storia.
Altro omicidio che suscitò scalpore fu quello ai danni del 14enne Giovanni Gargiulo, assassinato a 14 anni dalla camorra per una vendetta trasversale, fu «un omicidio sporco» per dirla con le parole che il pentito Giuseppe Manco ha usato ieri in aula ripetendo l’ordine che sarebbe partito da Ciro Aprea. Il boss voleva la morte di un innocente per dimostrare a tutti la punizione per chi avesse collaborato con la giustizia. E fu così che Giovanni fu ammazzato tra la gente, nel parcheggio di un supermercato, solo perché era fratello di Costantino, affiliato dei Formicola, che aveva iniziato a collaborare ed era ritenuto un componente (col ruolo di basista) del commando che uccise Salvatore Cuccaro. Era febbraio 1998, ed era in atto la faida tra i Cuccaro di Barra, alleati all’epoca con gli Aprea, e i Formicola di San Giovanni a Teduccio.
Similitudini possono essere scovate anche nel mondo della mafia e della ‘ndrangheta. Nel ’96 fu ucciso Giuseppe di Matteo, figlio del pentito Santino Di Matteo, ex mafioso palermitano. Giuseppe fu sciolto nell’acido nitrico a soli 16 anni. A soli 4 anni è stato ucciso, insieme al nonno, Nicola Campilongo detto Cocò, in un agguato delle ‘ndrine a Cassano allo Ionio. Il piccolo fu bruciato vivo. Il ritrovamente dei tre cadaveri, e del più piccolo in particolare, suscitò l’indignazione collettiva. Intervenne persino il Papa, che gli aveva rivolto un pensiero e una preghiera in occasione dell’Angelus in piazza San Pietro, il 26 gennaio 2014.