E’ una crisi al buio quella che si è aperta ieri dopo che il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha rimesso le proprie dimissioni nelle mani del Capo dello Stato. “Le possibili alternative sono esaurite”, fanno trapelare dal Colle. E l’ipotesi di un Draghi bis si fa sempre più lontana.
Governo, crisi al buio: possibili elezioni il 2 ottobre
I margini per formare nuove maggioranze in Parlamento sono risicate. Senza i Cinque Stelle, il baricentro dell’Esecutivo si sposterebbe troppo a destra. E la Lega guidata da Matteo Salvini ha già fatto sapere che non sarà disposta a nuovi governi dopo la ritirata dei penta-stellati. Sia il Caroccio, sia Fratelli d’Italia premono infatti per andare subito al voto. Scartato Draghi, nuovi inquilini di alto profilo a Palazzo Chigi capaci di traghettare il Paese per altri 9 mesi sono difficili da rintracciare. Il fallimento dell’esperimento del Governo di “unità nazionale” con l’ex capo della BCE ha fatto presto naufragare altre ipotesi come quella di Giuliano Amato, attuale presidente della Corte Costituzionale.
Troppi gli ostacoli a un altro Governo, anche per un traghettatore super partes: la scissione di Luigi Di Maio, le fronde interne alla Lega, la mancanza di una leadership forte all’interno del PD. A questo punto lo sbocco naturale della crisi sarà lo scioglimento anticipato delle Camere e l’indizione di nuove elezioni da parte di Sergio Mattarella. Già circolano le prime date utili per il ritorno ai seggi, che avverrebbe quasi sicuramente in autunno. Si parla del 2 ottobre o del 25 settembre. L’importante, Costituzione alla mano, è che avvenga entro i sessanta giorni previsti dallo scioglimento delle Camere, e soprattutto in tempo utile entro la fine dell’anno per consentire al nuovo governo in carica di redigere la legge finanziaria, scongiurando il temuto esercizio provvisorio.
I prossimi sviluppi
Il prossimo passaggio, dopo le dimissioni di Draghi annunciate in Cdm, sarà la parlamentarizzazione della crisi. Mercoledì prossimo Mario Draghi riferirà alle Camere per la consueta “verifica” di maggioranza. Una volta certificata la crisi, spetterà formalmente a Mattarella decidere cosa fare: se avviare nuove consultazioni per verificare la sussistenza di margini per la formazione di un nuovo Governo o procedere direttamente allo scioglimento di Camera e Senato. A destra sono intanto già iniziati i posizionamenti in vista della campagna elettorale. Giorgia Meloni vuole incassare ai seggi i consensi raccolti in questi mesi di opposizione. Restano però da definire i termini dell’alleanza con Lega e Forza Italia. Il PD, invece, attualmente naviga a vista: dopo la scissione dei Cinque Stelle e la fuoriuscita di Luigi Di Maio, non ha più un partner affidabile su cui costruire nuove intese elettorali.