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Higuain, 322 giorni dopo quella rovesciata. Chi ha amato non può dimenticare

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L’attesa sta per terminare, dopo dieci mesi e mezzo, a 322 giorni da quel goal in rovesciata in curva B sotto la pioggia, Gonzalo Higuain tornerà a calpestare l’erba del prato dello stadio San Paolo. La maglia che avrà indosso non sarà più azzurro cielo ma a strisce, bianche e nere. Domenica all’Arena di Fuorigrotta andrà in scena Napoli-Juventus, la madre di tutte le partite. Due squadre con identità diametralmente opposte, multipla per la Juventus, radicata ed unica per il Napoli.

Si, perché se i bianconeri hanno tifosi sparsi un po’ in tutta Italia, gli azzurri godono di un tifo viscerale che impersonifica il filo rosso tra la squadra ed il territorio di cui è figlia. La Juve è quindi un po’ Torino, un po’ Verona, un po’ Cagliari, un po’ Bologna, un po’ Bergamo e si potrebbe continuare all’infinito. Il Napoli è Napoli, punto. Questo però non è bastato a trattenere in maglia azzurra il goleador più prolifico della storia del campionato italiano che lo scorso luglio decise di passare dal Vesuvio ai colli torinesi.

I calciatori si sa, sono dei professionisti e come tali devono anche preservare la propria carriera puntando ad essere ingaggiati da squadre che ambiscono a tutti i trofei peri i quali concorrono. In questo la Juventus la fa da padrona – soprattutto – in Italia, dove si appresta a vincere il sesto scudetto di fila. Teoricamente dunque l’attaccante argentino avrebbe fatto bene a lasciare Napoli per la Juve.

Teoria e pratica però non sempre corrispondono: Higuain alla Juve è uno smacco per i tifosi azzurri. Una cosa che – dopo quel 36esimo goal in rovesciata di dieci mesi fa – nessuna mente sana avrebbe mai potuto anche solo concepire. Invece è successo. Nell’incredulità di tutti è successo.

A quasi trecento giorni di distanza da quel passaggio i tifosi azzurri hanno potuto metabolizzare la delusione anche grazie ai goal di Mertens (20 in campionato, uno in più di Higuain). Ciò però non vuol dire che il ri-sentimento sia sparito, anzi. Molti tifosi azzurri predicano l’indifferenza, ma i più, domenica sera al San Paolo, si apprestano ad accogliere il loro ex beniamino con una bordata di fischi dal primo all’ultimo minuto.

Napoli contro Juventus ora dunque è anche questo: il ‘tradimento’ di un uomo che fa follemente innamorare la sua donna e poi la abbandona. La storia è ciclica e i tifosi azzurri una situazione simile l’avevano già vissuta con Altafini il core ‘ngrato #1 che nell’estate del 1972 passò proprio dal Napoli alla Juventus. Poi Zoff, Ferrara, Cannavaro, Quagliarella. Insomma di rospi i tifosi azzurri ne hanno dovuti ingoiare parecchi.

Ma, infondo, il bello del calcio è anche questo: poter tifare prima ancora che per una squadra per undici uomini che, come tutti noi, hanno i loro punti di forza e le loro debolezze. Fischiare Higuain domenica sera è sacrosanto, ma odiare uno che ti ha fatto piangere di gioia. E’ un’eresia.

di Roberto Rossi

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