Cosa c’entra Garcia con i Campi Flegrei? C’entra. Perché hanno entrambi a che fare con il futuro. Possiamo dircelo. A Napoli abbiamo un problema con il domani. Sarà stata la vicinanza al Vesuvio, saranno state le tante dominazioni straniere. Sarà il sole e la voglia di vivere alla giornata. Non lo so. Ma quando dobbiamo vedere una cosa in prospettiva andiamo in tilt.
Siamo bravissimi a godere il presente e imbranati a programmare il futuro. Non importa se si tratta di dare ad un allenatore il tempo per gestire il cambio di panchina, o ad una popolazione gli strumenti per organizzare un’emergenza. Abbiamo un problema. È sempre lo stesso. Il domani. Come se non ci riguardasse. Come se fosse un orizzonte irraggiungibile. Quasi maledetto.
Qualsiasi scusa è buona per rimandare. Lo dobbiamo ammettere: gli eventi ci cadono addosso come meteoriti. Non prevenire provoca disastri. Quello che sta succedendo nei Campi Flegrei è figlio di questa nostra incapacità. Dopo gli ultimi eventi di bradisismo degli anni ottanta, ci sono volute le scosse di questi giorni, per affrontare di nuovo seriamente la questione. I nostri politici in queste ore in festa ad Agnano paiono più interessati a discutere del terzo mandato di De Luca che del magma sotto i loro piedi.
Servono piani di evacuazione, finanziamenti e leggi speciali. In audizione alla Camera il Presidente dell’INGV ha detto chiaramente che il problema non è la possibile eruzione ma il fatto che abbiamo costruito in zona rossa senza porci il minimo dubbio se fosse giusto o sbagliato. Con la stessa leggerezza con cui abbiamo scritto #garciaout alla prima sconfitta.