I rapporti tra i palazzinari di Marano e gli uomini del clan Mallardo. Gli interessi su Licola e il racconto dei pentiti

I rapporti tra i palazzinari di Marano e gli uomini di punta del clan Mallardo, ma soprattutto gli interessi sul piano urbanistico di Giugliano.

A svelarvi è il collaboratore di giustizia Giuliano Pirozzi, pentitosi nel dicembre del 2012. L’ex colletto bianco della cosca giuglianese racconta – in uno degli interrogatori dello scorso dicembre – dei suoi incontri con i fondatori e titolari della Sime costruzioni, Antonio, alias “Ciaulone”, Luigi e Benedetto Simeoli, attualmente agli arresti, e ritenuti dagli inquirenti affiliati al clan Polverino. Pirozzi tira in ballo anche un altro uomo, Angelo Simeoli (“Bastone”), che assieme a “Ciaulone” ha detenuto per anni il monopolio del settore edilizio.

“Personalmente – racconta Pirozzi, riferendosi ad Antonio Simeoli – ho avuto modo di incontrarlo a partire dal 2007 e il rapporto di conoscenza è proseguito fino alla data della mia collaborazione. Anche nel periodo precedente, sebbene non lo conoscessi personalmente, sapevo di chi si trattava, poiché nel clan Mallardo era risaputo che la Sime e le altre società ad essa ricollegabili, così come quelle di Angelo Simeoli, facevano parte del clan Polverino”. Speculazioni edilizie nel mirino? Pirozzi chiama in causa anche i due figli di Antonio Simeoli: “Ricordo quando nel 2011 vennero a Giugliano poiché avevano interesse ad eseguire dei lavori su terreni nella zona di Licola, nei pressi della Rotonda di Maradona, dove poi ci demmo appuntamento. In quel periodo era in corso di redazione il Puc di Giugliano e, dunque, era quello il momento in cui era possibile favorire la qualificazione giuridica dei terreni tali da consentire di effettuare interventi speculativi fruttuosi”.

Gli incontri  – secondo Pirozzi – avvenivano alla presenza di un intermediario, operativo nel settore degli stupefacenti, affiliato in un primo momento al clan Mallardo e poi confluito nel clan Polverino. “Volevano avere informazioni utili per poter acquistare terreni in quel momento ancora agricoli da sfruttare, attraverso il varo del Puc, per speculazioni edilizie”. Richieste che sarebbero state manifestate nel momento di massima attenzione sul comune di Marano e, forse, nel tentativo di allargare il proprio raggio d’azione.

“Antonio Simeoli mi è sempre stato presentato come un vero e proprio reggente del clan Polverino. I figli erano ben consapevoli di come il padre agiva e parlava con me. Non erano certo presenti in qualità di accompagnatori, ma interagivano con me. Ci incontrammo a Giugliano verso la fine dell’estate del 2011 e poi di quello stesso anno. Ricordo che mi indicarono i terreni a cui erano interessati, ubicati in via Sannullo”.

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