Ieri sera il saluto di don Giovanni Liccardo. Toccante il passaggio di testimone con il nuovo parroco, don Luigi Merluzzo

Il passaggio di testimone sancito da un lungo e caloroso abbraccio (nella foto di Angelo Marra). Da ieri don Giovanni Liccardo non è più il parroco della chiesa del santo patrono, di cui ieri si celebrava lo sbarco a Castelvolturno, ma il suo successore, don Luigi Merluzzo, l’ha voluto omaggiare con un discorso toccante, che ha strappato qualche lacrima anche allo storico parroco, di solito poco incline a mostrare emozioni davanti a propri fedeli.

“Qualcuno, in passato, diceva che ero un po’ burbero – ha ricordato il prelato che ha assunto il ruolo di cappellano del carcere di Poggioreale – ma è soltanto una scorza, una corazza esteriore. Chi mi conosce, sa che può contare su di me per qualsiasi situazione. In tanti anni di ministero ho compiuto anch’io qualche errore, ma sono sempre stato mosso dall’idea di dovermi calare con tutto me stesso nella realtà quotidiana. Non sono mai stato – ha aggiunto – un prete che si è limitato a dare benedizioni e acqua santa”.

Visibilmente emozionato e in vena di racconti, l’ormai ex parroco di San Castrese ha ringraziato don Luigi Merluzzo, al quale ha donato – con un gesto altamente simbolico – anche la stola appartenuta al defunto monsignor Orlando e indossata per anni durante le celebrazioni per il santo patrono.

Poi ha raccontato ai presenti dei suoi inizi come parroco, il perché della sua scelta. “Una voce dal profondo del cuore mi ha spinto a compiere questo gesto e a recarmi, sulla scorta di quanto indicato da papa Francesco, nelle periferie esistenziali, nei posti in cui c’è bisogno del conforto spirituale, di una guida, della parola del Signore”. Don Giovanni ha anche parlato di Marano, di come sia cambiata nel corso degli anni e di quanto la figura di San Castrese sia stata e sia fondamentale per “mantenere forte e viva l’identità della comunità”.

Don Luigi Merluzzo, già da tempo co-parroco di San Castrese, ha spiegato che per “don Giovanni le porte della chiesa saranno sempre aperte e che lui, anche in futuro, sarà sempre il padre della comunità. “Chi vorrà – ha chiarito il giovane sacerdote – potrà rivolgersi tranquillamente a don Giovanni, nel caso in voglia fargli celebrare qualche funzione particolare: un battesimo, un matrimonio o qualunque altra cosa. Non c’è alcun problema, don Giovanni è il mio papà spirituale e tra noi non ci sarà mai alcuna forma di invidia o rivalità”.

Lo storico prelato, tra il serio e il faceto, ha anche tenuto a precisare che la sua scelta è dettata esclusivamente da motivi pastorali e di fede e che, contrariamente a quanto potrebbe pensare qualche maligno, “niente ci sta sotto. E’ una scelta di vita, che ho sentito dal profondo del cuore. E’ giusto, dopo tanti anni, seguire il Vangelo anche in forme diverse. Un vero cristiano prende la sua croce e mette da parte ogni forma di vanità o ambizione personale”.

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