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Il Buono, il Brutto e il Cattivo di Verona-Napoli

“Ehi biondo, lo sai di chi sei figlio tu? Sei figlio di una grandissima puttaaaaaaaa”, la voce coperta dalla musica leggendaria di Ennio Morricone a coprire la parolaccia che i napoletani hanno associato a Giulietta, il grande personaggio portato a teatro da William Shakespeare che in realtà è una vittima degli ultras dato che la sua fedeltà è ammirevole all’interno dell’Opera, ma la licenza poetica se la prendono i napoletani, in versione Clint Eastewood e rappresentati da Lorenzo Insigne, Il Buono.

Il Buono sbanca tutto, il Buono si prende capre e cavoli e salva la situazione nonostante un avvio di match non eccellente. Il Buono vince, perché sopratutto nello sport il Buono vince sempre.

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Il Brutto, è quello spettacolo che regala il Bentegodi ogni santissima domenica. La Marsigliese prima, uniti contro il terrorismo. Lavali col fuoco poi, uniti contro i napoletani. Uno spettacolo triste, indecoroso, come solo l’ignoranza sa esserlo. Gridare verso un solo giocatore cori assurdi solo perché nato sotto Roma è razzismo da manuale, ma l’Italia è sorda e Napoli è degnamente rappresentata dal solo Paolo Condò, non proprio uno nato a Forcella, che ne dice 4 a quel brutto pubblico che è fin troppo elevato in questo servizio perché paragonato al personaggio indimenticabile intepretato da Eli Wallach.

 

Il Cattivo è quello morto prima, è quello che ha cantato la propria superiorità, è quello che ha cantato prima di tutti cori beceri nonostante la propria posizione. Il Brutto, spesso, è invogliato proprio da questo Cattivo che si è permesso nel corso della sua carriera di cantare in giro per l’Italia cori contro i napoletani. Lo sport regna però ed ora il Verona, se vuole evitare di giocare di sabato, deve prendere le distanze da questo Cattivo.

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