“Mi hanno avvelenata, aiutatemi” cosi aveva detto lo scorso 29 gennaio Imane Fadil al personale medico dell’ospedale Humanitas di Rozzano che le stava prestando soccorso. La ragazza, conosciuta come la testimone chiave del processo Ruby contro Silvio Berlusconi per le serate a luci rosse di Arcore, è morta dopo un mese d’agonia è rimasta vigile fino all’ultimo, nonostante i forti dolori e il cedimento progressivo degli organi.
La modella 33enne è morta lo scorso primo marzo e la procura aveva aperto le indagini per tentato omicidio. Al vaglio degli inquirenti anche un libro che la ragazza aveva iniziato a scrivere e mai terminato. Oggi si sono avuti i primi risultati degli esami tossicologici, Imane è morta per un mix di sostanze radioattive. Infatti nel suo corpo sono risultate tracce significative di radioattività che non fanno altro che avvallare l’ipotesi di avvelenamento dovuto proprio agli isotopi dei metalli pesanti.
La ragazza è stata sottoposta alle analisi, oltre a quelle del sangue, a quelle delle urine nelle quali sono stati rilevati elementi sospetti sui quali indaga la procura. Secondo le dichiarazioni di un investigatore sono presenti nel corpo della giovane donna “livelli di radioattività pari a quelli di chi ha lavorato per 30 anni in una fonderia”. Se la presenza di radioattività sarà confermata dalle ulteriori analisi, bisognerà scoprire come, dove e quando Fadil è stata esposta alle radiazioni. Prima di morire, l’ex modella aveva confidato al fratello e al suo avvocato di essere stata avvelenata. Stando a voci indiscrete, non confermate, pare che la ragazza fosse in possesso di documenti compromettenti proprio contro Silvio Berlusconi. E ora la Procura ha comunicato di aver aperto un fascicolo per “omicidio volontario” affidato al procuratore aggiunto Tiziana Siciliano.