Il veleno veniva versato in una tisana, che veniva offerta da Impagnatiello a Giulia Tramontano e al bimbo che portava in grembo. E’ il retroscena che emerge dopo i risultati dell’esame autoptico effettuato sul corpo della ragazza uccisa a coltellate a Senago dal suo compagno.
Impagnatiello versava il veleno nella tisana. Giulia disse: “Mi sento drogata”
Il principio attivo ritrovato nel corpo di Giulia e nel feto è il bromadiolone, normalmente contenuto nel veleno per topi. Secondo la relazione del medico legale, però, è escluso che l’assunzione involontaria del topicida possa aver avuto un effetto sul decesso della 29enne del suo bambino, morti invece per accoltellamento.
Da tempo, però, la ragazza era esposta agli effetti del veleno, che il suo compagno le versava in una tisana. In un messaggio inviato a un’amica nelle settimane precedenti all’omicidio, Giuali scrisse: “Mi sento drogata”. Non è escluso che quella sensazione di stordimento possa essere ricondotta proprio all’assorbimento involontario del bromadiolone.
Secondo la relazione medico legale sulla morte della 29enne, è escluso che il veleno possa aver avuto effetti sul decesso di Tramontano e del feto, nonostante la donna fosse esposta da tempo, a sua insaputa, alle conseguenze della sostanza tossica, che risulta tra l’altro inodore e insapore.
Perché il topicida non l’ha uccisa
Il dottor Carlo Locatelli, responsabile del centro antiveleni dell’ICS Maugeri di Pavia, ha spiegato a Fanpage.it che l’assunzione del topicida non provoca effetti letali ma esercita comunque un’azione anticoagulante nell’organismo umano. La persona ha un “elevato rischio di emorragie davanti a traumi, botte o problemi qualunque, che di conseguenza possono essere letali”, sottolinea il dottor Locatelli.