“Se dovessi finire in galera, meglio così. È un’esperienza da fare. Lì si cresce”. Sarebbero state queste, secondo quanto riporta il Mattino le parole che D. A., il boss minorenne dei Pagano – Amato arrestato a Melito avrebbe confessato ad un suo compagno di classe.
Una vita segnata quella del giovane accusato del duplice omicidio di Alessandro La Peuruta e Mohamed Nouvo, suoi collaboratori per lo spaccio di droga sul territorio. Un leader nato secondo chi lo conosce. Un compagno di scuola, che pure si è fatto qualche mese ai Colli Aminei il centro di accoglienza per i minorenni che delinquono sbotta: “Ma lui me lo diceva sempre: Questa è la mia vita. E mi piace. Se dovessi finire in galera, meglio così. È un’esperienza da fare. Lì si cresce”.

Auto sportive, Rolex e Champagne. Una strada tracciata che non ha cambiato mai direzione, nemmeno con la nascita del figlio, avuto a sedici anni, e neanche menzionato al momento dell’arresto. Il non rivederlo a quanto sembra non gli procurava ansia o preoccupazioni. Con ogni probabilità, per evitargli condanne lunghe, gli avvocati proveranno a seguire la strategia della legittima difesa.