Non è ancora terminata l’odissea di Julen, il bimbo finito in un pozzo a Totalàn, vicino Malaga, in Spagna. Oggi doveva essere il giorno decisivo per conoscere il destino del bambino. Ricordiamo che il pozzo è profondo 107 metri, la stessa altezza di un palazzo di 35 piani, e largo 25 centimetri, come una spanna di una mano. Un errore tecnico sta ritardando ancora i soccorsi.
I tubi di metallo necessari al rivestimento della galleria “erano troppo grandi” rispetto alla galleria stessa. Julen si trova quindi da nove giorni in fondo al pozzo, e le speranze di ritrovarlo in vita si assottigliano sempre di più. Una vicenda che ricorda tanto, agli italiani, la tragedia di Alfredino Rampi, vittima di un destino simile a Vermicino, vicino Roma, nel 1981.
La perforazione del terreno della collina dove il bimbo è intrappolato doveva durare inizialmente circa 15 ore. E’ durata invece 55 ore e ancora non è terminata. Ciò nonostante, resta il punto interrogativo sull’esatta ubicazione del bambino. Per questo, prima ancora del completamento del tunnel orizzontale di collegamento, verrà realizzato un buco di circa 20 centimetri fino al pozzo per introdurre una videocamera e vedere se il piccolo si trovi o meno a quella profondità.
L’opinione pubblica è consapevole che serve un miracolo, forse qualcosa di più. Il commento più presente sui Social è questo: “Improbabile, se non impossibile, che un bimbo di 2 anni possa resistere per nove giorni sotto terra e dopo una caduta spaventosa”. L’obiettivo più importante è comunque restituirlo ai genitori che non hanno mai smesso di sperare, e che credono che “un angelo” lo protegga. Il riferimento è al loro secondo figlio, morto nel 2017 per un problema cardiaco all’età di tre anni.