Napoli. «Vedi qualche cognome che sai». «Metti il fratello… vedi se ci sta». «Fammi vedere se è lui…». «Vedi le persone che hanno scritto mi piace». Sono queste le intercettazioni choc che emergono dall’ordinanza di arresto ai danni di 24 affiliati del clan Lo Russo. A parlare sono il boss Carlo Lo Russo, la moglie e un altro giovane affiliato. Sono lì, davanti al pc, che navigano su Facebook, vanno a caccia dei profili delle persone da ammazzare o da individuare. Setacciano il social network, spulciano likes, foto profilo. E’ la caccia 2.0 della nuova camorra.
«Questo è quel Francesco?», chiede uno dei tre. «Mi pare di sì…. questo è Raffaele… Ultimo… è uno della banda loro», «i Barbudos… guarda qua che c’è scritto: tutti insieme siamo grandi e comandiamo…». Partendo da un cognome che al rione Sanità vuol dire criminalità di ultima generazione, Genidoni, i tre si imbattono nei profili di presunti appartenenti al gruppo dei «barbudos» della Sanità, incluso quel Raffaele Cepparulo che sui social si presentava come “Ultimo” e che il 7 giugno scorso è stato ucciso in un agguato al lotto 0 a Ponticelli.
Sono le nuove tecniche usate dai clan per individuare i propri bersagli, o per mappare la situazione criminale o gli umori del quartiere. Non si scende più in strada, non si pedina nessuno. Si naviga in rete, si carpiscono informazioni da commenti e post. Anche la camorra si adatta alle nuove forme di comunicazione. Non cambiano però gli effetti: eliminare i nemici del clan.