Diceva che avrebbero avuto un futuro insieme, che avrebbe lasciato il marito per stare con lui. Un adolescente, all’epoca 13enne, dal quale ha avuto anche un figlio. E poi minacce e pressioni continue, estenuanti, incessanti esercitate nei confronti del ragazzino. Lei, insegnante di 31 anni, gli scriveva per che chat si sarebbe suicidata, nel caso l’alunno avesse rinunciato a quella storia morbosa.
“Oggi stesso andrò dall’avvocato per avviare le pratiche di separazione, sei contento?“, parlava di quando sarebbero stati più grandi. “Quanti figli pensi di volere?, gli chiedeva.
Emergono nuovi dettagli dalle 175 pagine di chat depositate agli atti dell’inchiesta che ha portato ai domiciliari la 31enne di Prato, accusata di atti sessuali e violenza sessuale per induzione. Le stesse chat che hanno incastrato la donne, oltre al test di Dna che ha confermato che il bimbo dii 7 mesi è figlio del 15enne, riconosciuto poi come proprio dal marito. Anche lui indagato per aver alterato lo stato di nascita del piccolo.
“Sto meglio perché so che mi ami“, scrive la donna al ragazzino. E commentando il progetto del divorzio chiede: “Sei contento?“. Lui tentenna, “forse è più intrigante se resti con tuo marito“, scrive.
La 31enne lo accusa di volerla solo come amante. È delusa perché durante il loro ultimo incontro lui aveva detto “che si vedrebbe insieme a lei nel futuro“. A quel punto il 13enne replica e le dice che non sa “come si evolveranno le cose“, non sa se avranno “una relazione stabile“. La donna si arrabbia e il giovane prova a giustificarsi: “Era solo una riflessione“. Alle 22.08, l’infermiera scrive di avere “ripreso lo Xanax” e di aver “paura di morire durante la notte“.
Riscontri arrivano anche dalle dichiarazioni di alcuni testimoni. La titolare della palestra frequentata sia dal ragazzino che dal figlio maggiore della donna ha raccontato ai pm di avere notato “comportamenti sospetti: una sera sono entrata nello spogliatoio dei bambini, utilizzato sia da maschietti che da femminucce accompagnati dai genitori, ho visto quella donna appoggiata alla colonna del muro delle docce, che parlava con il quindicenne, mentre lui si faceva la doccia. Non distoglieva lo sguardo dal suo corpo. Dopo quell’episodio dissi a lui di trasferirsi nello spogliatoio degli uomini“. Ma non è tutto: “All’uscita, dopo che suo figlio si era cambiato, lei aveva l’abitudine di rientrare nello spogliatoio, lasciando il piccolo sulla panca. Puntualmente, andava via quando usciva anche il quindicenne”.