La sanità campana non gode di buona salute. Per questo noi (e i medici) rischiamo la pelle

Questa settimana si è tornati a parlare del Cardarelli. Del suo pronto soccorso. Una foto ha dato l’idea di come siamo messi. Anche De Luca non si è girato dall’altra parte ed ha parlato di un problema “Che fa male”.

“Fa male” anche a noi però sentire il Presidente bollare la questione come un fatto di “mentalità”: secondo De Luca i napoletani vanno in massa al Cardarelli perché è un’abitudine. Un modo di fare. Sono e resterò un sostenitore di De Luca nella battaglia per i fondi della sanità in Campania: la nostra Regione è quella che prende meno risorse in Italia per la spesa sanitaria. Quando hanno deciso come dividere i soldi tra le Regioni lo hanno determinato in base all’età media. Insomma, siccome in Campania siamo più giovani prendiamo meno di tutti. Una assurdità. Ed è questa di certo la prima causa dei guai dei nostri ospedali. Senza soldi non si cantano messe, figuriamoci se si possono gestire i malati.

Se i soldi sono il primo problema, il personale ospedaliero è di certo il secondo. C’è, ed è inutile negarlo, una parte del mondo della sanità che cerca solo di sfasciarlo a beneficio del privato.

Disorganizzazione e superficialità purtroppo la fanno da padrona in molti reparti. Con il beneplacito della politica che cerca negli ospedali voti e non cure migliori. Dall’altro lato c’è una classe di medici con la schiena dritta che da sola sorregge un sistema traballante. Dopo due anni di Covid sono alla frutta, mentale e fisica. Costretti a turni massacranti.

Altra questione è l’educazione. A Napoli i ricchi possono comprarsi la sanità che vogliono con piaceri e soldi. I senza santi in paradiso invece pensano che sfasciando le cose si ottiene qualcosa. Così non solo il medico fa turni disumani, ma rischia anche di tornare a casa anche con la faccia spaccata.

A tutto questo si aggiunge l’idea diffusa nella testa di molti che ciò che è pubblico è gratis. Perciò per qualsiasi tipo di problema mi faccio una Tac, per un po’ di mal di gola mi prendo sei antibiotici, per un mal di pancia vado al pronto soccorso. E’ una educazione irresponsabile. I soldi per la sanità non sono, come detto, tanti, e se c’è chi li spreca poi finiscono per gli altri che ne hanno davvero bisogno.

Su tutto però si abbatte una questione strategica sbagliata. L’idea di concentrare tutte le eccellenze in alcuni nosocomi. E’ chiaro a questo punto che se mi sento male mi rivolgo alla struttura che mi dà più fiducia. Distruggere i reparti di provincia e di quartiere ha creato questo imbuto. L’ospedale di Giugliano da anni progettato non è ancora stato costruito. Potrebbe rappresentare un valido aiuto per l’area Nord. A patto però che ci si investa. Con l’emodinamica innanzitutto. Vanno costruiti ospedali in periferia. Funzionanti ed efficienti. Sul modello di quanto fatto a Pozzuoli. Non vanno abbandonati. Così come è stato fatto per l’Ospedale del Mare, imbrigliato nella burocrazia della Napoli 1.

Infine le persone non sono sciocche. Ma siete mai stati in un pronto soccorso di provincia? È normale che per dieci minuti di auto in più vanno tutti al Cardarelli. No, non è abitudine caro Presidente, è spirito di sopravvivenza. E i napoletani in questo non sono secondi a nessuno.

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