Il villaggio di Zaccaria o Zaccarino ricade nel territorio del comune di Giugliano lungo la via Grotta dell’Olmo , ad oggi si presenta come rudere con gli edifici vetusti e diruti; tipologicamente è caratterizzato da elementi architettonici tipici del dicottesimo secolo ; un palazzotto baronale ed un pozzo a quattro colonne di servizio , una chiesa ed una serie di case a corte.
Come per altri nuclei del territorio giuglianese molto probabilmente è stato costruito in epoca medievale sui resti di una villa rustica Romana, una di quelle che costituivano il sistema territoriale di Liternum cioè la città vera e propria con il foro , la basilica i teatri e gli edifici “urbani” e la griglia delle vile rustiche dove si producevano i pregiati prodotti agricoli della Campania Felix e nel contempo si “presidiava” il territorio;
nel Catasto Onciario del 1754 troviamo “Zaccaria” identificato come villaggio e feudo del Barone Don Giovan Battista Orineti ; come riportato anche dal nostro Emmanuele Coppola nel suo testo sulla Civiltà contadina a Giugliano e come descritto dallo storico Gaetano Parente in ” Origini e Vicende Ecclesiastiche della città di Aversa ” si apprende che il villaggio di Zaccaria dal 1711 fu posseduto dall’Orineti di Aversa ; eretto in feudo nobile; con assenso del Re ( quindi Filippo IV di Borbone ) dopo intesa con il Fisco, la Regia Camera e la città di Aversa, alla cui giurisdizione apparteneva quel territorio; ( almeno cosi riferisce il Parente) .
Ma il progetto del Barone Orineti non si realizzò in quanto i circa cento coloni da lui trapiantati a Zaccaria in breve tempo abbandonarono quasi tutti il villaggio perché la vicinanza delle paludi allora non ancora bonificate rendeva l’aria insalubre ; infatti nel cedolario del 1760 si rileva che : “vi sono delle case ben distribuite per fuochi 23, un molino, un palazzotto baronale e una chiesa. Ma perché in aria malsana d’estate, gli agglomerati coloni (circa 100) che vi trapianto’ il fondatore, il disertarono man mano. Tal che nella chiesa parrocchiale, sotto il titolo di S. Francesco d’Assisi, vi è non altro che un economato agricolo per pochi abitanti che vi rimasero”.
Nella carta del Fioravanti del 1772 il villaggio viene indicato e disegnato a “volo di uccello” tra quelli ricadenti nella diocesi ;
Nella carta di Rizzi Zannoni del 1793 il villaggio viene riportato in dettaglio nella sua organizzazione spaziale si legge bene il Palazzo con la sagoma ruotata rispetto alla strada , la chiesa di San Francesco indicata con la croce e le varie case coloniche; La chiesa di S. Francesco
L’elemento architettonico di maggior rilievo era sicuramente rappresentato da una Chiesa dedicata a S. Francesco d’Assisi, che ha rivestito il ruolo di parrocchia rurale sino agli anni ’40. L’impianto originale della Chiesa risale presumibilmente al sec. XVI. Essa è articolata in una navata con due cappelle laterali e si sviluppa a pianta latina con transetto rettangolare. Tra la navata e il transetto e’ stata realizzata una cupola affrescata, oltre la quale veniva l’altare. Ai lati del transetto si individuano altri due ambienti, adibiti con ogni probabilità a sagrestie.La navata doveva avere una copertura lignea con cassettone, mentre le due cappelle laterali sono coperte da volte a botte. ; di un certo pregio artistico dovevano essere le decorazioni a stucco dell’interno della Chiesa, sicuramente di ispirazione barocca;
riporto infine oltre alla descrizione della chiesa alcune considerazioni dello storico Giovanni Sabatino in ” Aspetti territoriali e testimonianze storico architettoniche dell’area giuglianese” ; che personalmente condivido appieno nelle conclusioni
Purtroppo l’intera struttura, così come l’intero complesso edilizio rurale, si presenta diruto e fatiscente; ma conserva ancora una chiara lettura delle sue linee originali. L’affresco della cupola, di buona fattura settecentesca, raffigura un Cristo nella gloria con la Croce ed il Padre Eterno circondato da Angeli.
Il complesso di Zaccaria rappresenta assieme a tanti altri una ulteriore presenza di un bene culturale considerato “minore” perché sconosciuto ed ubicato in una periferia urbana, ingiustamente ignorata dai ricercatori e storici del passato.
Noi confidiamo in quel risveglio culturale per queste antiche testimonianze storiche che stanno appassionando uomini di cultura e storici in questi ultimi anni.
Arch. Francesco Russo