La variabile Ingroia e l’incubo di Prodi

Cominciano i conti, a partire dai sondaggi, su quale potrebbe essere la prossima composizione parlamentare. La preoccupazione maggiore di gran parte degli analisti è ovviamente rivolta al Senato, e alla quasi certezza che non vi sarà una maggioranza capace di dare stabilità al governo.

Uno stallo elettorale che porterebbe non pochi problemi di natura politica, con inevitabili ricadute economiche e sociali. Si ripropone dunque l’incubo del 2006 e del sostanziale pareggio, ma addirittura con modalità diverse e ancor più complesse. Innanzitutto abbiamo più poli che, nonostante i sondaggi siano favorevoli alla coalizione di centrosinistra, rendono lo scenario incerto rispetto ad una più semplice contrapposizione bipolare, e quindi al prevalere di una parte rispetto all’altra.

In più c’è il “caso” del MoVimento 5 Stelle difficile da comprendere sotto il profilo elettorale nazionale, e ancor più complesso se si vogliono stimare le tendenze elettorali regionali. A tutto ciò, nelle ultime settimane si è affacciata un’ultima variabile, e forse la più incisiva in caso di uno stallo elettorale, ovvero la candidatura di Antonio Ingroia.

A questo punto di complessità l’attenzione è rivolta soprattutto, per usare un termine tanto caro ai cultori delle elezioni americane, alle regioni “swing”, ovvero quelle in bilico che sin dal ’94 hanno fatto da baricentro nelle elezioni politiche nazionali.
Si pensi ad esempio alla Campania e alle elezioni del 2006. Ricordo un Bersani a Matrix, all’epoca ancora condotto da Mentana, che a spoglio ancora in corso e con le proiezioni che davano un sostanziale pareggio sia alla Camera che al Senato, continuava a chiedere – in evidente stato di nervosismo e con le mani sulla testa – “ditemi il dato del Senato in Campania”. Sì, perché nel 2006, e non solo, la partita fu vinta con i dati del Senato in Campania e la vittoria per soli 24,000 voti diede un forte peso politico al sindaco di Ceppaloni, Mastella, che con l’1,9 nazionale dell’UDEUR (buona parte dei voti presi in Campania e proprio a Ceppaolini) fece addirittura il Ministro della Giustizia nel secondo Governo Prodi.

In Campania, regione “swing” per eccellenza, la candidatura di Ingroia non è solo un “vento di opinione”. La Campania è stata il laboratorio dove è nato il Movimento Arancione, e nella quale ci sono i maggiori esponenti, con Luigi De Magistris in cima alla lista il quale – nonostante i diversi problemi politici ed economici che vive a Napoli – gode ancora di un buon consenso sul territorio. Con la candidatura di Antonio Ingroia si fa dunque più vicina la possibilità di rivevere lo stesso incubo del 2006, proprio stamattina rievocato da Romano Prodi, e la Campania potrebbe essere
nuovamente l’ago della bilancia, in quanto la candidatura del PM, sondato da Ipsos sopra l’11% in Campania, comporterebbe un blocco totale del Senato.

“Rivoluzione Civile” è dunque il vero avversario del centrosinistra, non Monti e la sua “Scelta Civica”, non il PDL, visto che non ha più il peso elettorale del 2006, e nemmeno il Movimento 5 Stelle “condannato” all’opposizione con qualsiasi esito elettorale. No, Ingroia e il gruppo costituito intorno al PM e i risultati al Senato della Campania sono le variabili che faranno il bello e il cattivo tempo alle elezioni politiche del 24 Febbraio.

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