Lajatico, rapina finisce in tragedia, Ciro muore durante il colpo. Il complice: “Forza, alzati”

Si chiamava Ciro e aveva un corpo pieno di tatuaggi. Anche senza esibirli, era riuscito a incutere timore ai tre dipendenti della Banca Popolare di Lajatico. Li aveva appena rapinati con un complice armato di trincetto quando il bandito massiccio e con la faccia cattiva ha mostrato la sua vulnerabilità. Il cuore lo ha abbandonato proprio mentre stava scappando. Entrato come rapinatore è uscito cadavere per un infarto che lo ha piegato senza lasciargli il tempo di un lamento.

La rapina del bandito infartuato, con una svastica tatuata sulla spalla sinistra, è avvenuta intorno alle 11 nella filiale della Lajatico lungo la Tosco Romagnola a Navacchio, popolosa frazione cascinese che guarda verso Pisa. Fino a ieri sera la sua identità era sconosciuta. Sui 40 anni, corporatura robusta. Non aveva documenti con sé, né cellulare. L’accento lascia pensare che sia di origini campane. I carabinieri partono dalle impronte digitali per risalire all’identità.

Erano in due, a volto scoperto. Uno, quello che è riuscito a fuggire, aveva un trincetto. Sono entrati uno alla volta. «Dateci i soldi, è una rapina» hanno urlato al cassiere puntandogli la lama al collo. Il rapinatore che di lì a poco sarebbe morto ha saltato il bancone arraffando qualche migliaio di euro, circa 4mila. Nel frattempo sono usciti dalle loro stanze il direttore e un impiegato. L’idea dei banditi era di chiudere i tre nel bagno.

Ma proprio mentre il nazista-bandito stava spingendo e minacciando i dipendenti ha iniziato a perdere le forze. Ha capito di stare male e il compare lo ha aiutato a trascinarsi fino alla porta girevole, il cilindro trasparente che non aveva rilevato il trincetto. «Ciro, forza dai, muoviti» lo ha incoraggiato con marcato accento campano del complice all’amico che si stava spegnendo. Lo hanno sentito bene gli impiegati bloccati a due passi dai rapinatori in affanno.

Quando il compare si è reso conto che non ce l’avrebbe fatta gli ha preso i soldi appena prelevati dalle casse ed è fuggito. I rapinati in quel momento si sono trasformati in soccorritori. Hanno telefonato al 118, ma la rianimazione con il defibrillatore andata avanti per una quarantina di minuti e non è servita a salvare la vita al bandito. Una volta spogliato durante i soccorsi, si è scoperto che nella geografia dei tatuaggi aveva anche una croce uncinata.

Un nazi-rapinatore, un pendolare dei colpi in banca. L’ideologia non c’entra con il criminale di piccolo cabotaggio e dalla salute precaria. I carabinieri escludono finalità politiche per un colpo che per le armi usate e le dimensioni della filiale non era sulla carta da classificare tra i più complessi. L’autopsia dirà con esattezza perché il cuore del presunto Ciro si è fermato. E chiarirà anche se per caricarsi prima dell’irruzione abbia assunto cocaina. Per come i due si agitavano in banca l’ipotesi non è da scartare. Soltanto l’autopsia potrà fare chiarezza sulle cause del decesso.

Foto: il Tirreno

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