Le Iene attaccano Burioni: “Ha interessi nella ricerca degli anticorpi mononucleali. In tv li sponsorizza”

Bufera sul virolo Roberto Burioni dopo il servizio de “Le Iene” che lo accusa di avere un conflitto di interessi. Lo scienziati, infatti, secondo quanto riportato dal programma Mediaset, sponsorizzerebbe sempre durante i suoi interventi televisivi gli anticorpi monoclonali come terapia contro il Coronavirus.

Coronavirus, le Iene accusano Burioni: “Ha interessi nella terapia degli anticorpi”

A spiegare il retroscena è il giornalista Alessandro Politi, autore del servizio. Burioni avrebbe sostenuto a “Che tempo che fa” la terapia degli “anticorpi monoclonali” come protezione dal Coronavirus SARS-COV-2: “Ne parla ovunque, anche sul suo blog, su Instagram e su Facebook”, sostiene Politi, “il professore non solo da sempre li studia, ma li ha progettati e brevettati. E questo vuol dire che da quei brevetti è probabile che lui ci guadagni”.

Il servizio mette in contrapposizione proprio gli anticorpi monoclonali alla cura del plasma di cui Giuseppe De Donno è attualmente l’alfiere, e sostiene che Burioni non voglia utilizzare i “plasmi” per “spingere” gli anticorpi monoclonali. Secondo il virologo, la cura al plasma sarebbe costosa e sarebbe difficile di volta in volta reperire donatori. Circostanze, però, che Politi smentisce nel servizio affidandosi al parere di altri esperti del settore.

La difesa di Burioni su Facebook

Burioni rompe il silenzio che si era imposto fino a settembre e interviene sui social per difendersi dalle accuse: “Produrre anticorpi monoclonali umani è il mio lavoro dal momento della mia laurea. Ne ho prodotti tanti, ma nessuno di questi è di mia proprietà. La gran parte sono di Pomona Ricerca, una azienda con la quale collaboro proficuamente da molti anni e della quale sono da molti anni consulente scientifico. Ovvio che qualunque opportunità di collaborazione scientifica venga rimandata alla mia valutazione”.

Poi aggiunge: “Nessuno di questi anticorpi monoclonali è in commercio (sono tutti in una fase molto precoce di sviluppo) e non lo saranno ancora per almeno 10 anni; soprattutto nessuno di questi monoclonali è (purtroppo) diretto contro COVID-19. Quindi se gli anticorpi monoclonali contro COVID-19 si dimostreranno utili, io – così come Pomona RIcerca – non ne trarrò alcun beneficio economico. Il beneficio lo trarrà chi li ha brevettati (non io) chi li produce (non io) e chi li vende (non io)”.

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