Forse una vendetta, forse un’esecuzione per quella brutale violenza commessa dieci anni fa ai danni di due sorelline. Potrebbe essere infatti legato a una condanna per stupro ai danni di due ragazzine il movente che avrebbe spinto un uomo a freddare senza pietà, ieri mattina a Legnano, nell’Altominalese, Gennaro Tirino, 38 anni, originario del quartiere napoletano di Scampia ma residente a Castellanza, nel Varesotto.
Sulla fedina penale dell’uomo spuntano cinque anni di condanna per aver violentato, nel 2006, due sorelle di 13 e 17 anni in ambito familiare. E il killer, questa l’ipotesi che viene battuta dagli inquirenti, potrebbe essere appunto un parente delle due ragazze che solo ora, per motivi al vaglio, ha dato sfogo alla propria vendetta.
Profondi rancori, quindi, come riporta “Il Giorno”, si coverebbero nel movente che ha portato l’assassino a uccidere a sangue freddo. Il corpo di Tirino è stato infatti rinvenuto crivellato di colpi, esplosi da una pistola semiautomatica a distanza ravvicinata, perlopiù quando il corpo era già a terra. Sette i proiettili esplosi, due dei quali lo hanno centrato in testa e sul volto, come avviene nelle esecuzioni di mafia.
Il killer è ancora in fuga e quel che è certo è che ha ucciso la sua vittima in maniera spregiudicata e brutale, in una zona di forte passaggio della periferia di Legnano, essendoci nelle immediate vicinanze attività commerciali, una palestra fitness, il ritrovo della comunità locale islamica e, a poca distanza, anche la sede territoriale dell’Inps. Il corpo di Gennaro Tirino era riverso in un lago di sangue, sul ciglio della strada e a ridosso del marciapiede.
Per i carabinieri e la polizia di stato è scattata subito la caccia all’omicida. Gli inquirenti – coordinati dal magistrato Nicola Rossato della Procura di Busto Arsizio – hanno indagato a tutto campo per l’intera giornata ed è prevedibile che presto si possa concretizzare la svolta. La pista più battuta è appunto quella di una vendetta maturata in ambito familiare, ma c’è anche una seconda ipotesi. Tirino potrebbe essere stato ucciso anche per ragioni legate al traffico di droga, gestito sull’asse Legnano-Varesina da gruppi criminali albanesi ed italiani vicini all’Ndrangheta.
Nel 2009 infatti un’inchiesta della Dda milanese smantellò la “cupola” di un clan dedito a racket, spaccio, usura e atti intimidatori guidato dall’allora boss di Legnano Vincenzo Rispoli. Il nome di Gennaro Tirino era saltato fuori anche durante questa indagine e forse qualcuno, in quell’ambiente criminale a cui non era estraneo, ha voluto fargli pagare qualche torto. Dalle testimonianze raccolte è stato accertato che ieri alle 8,15 era arrivato in via XX Settembre al volante di un Bmw bianca.
Era entrato al bar Pepe per fare colazione prima di recarsi sul posto di lavoro. Con lui c’erano altri due uomini che poi si erano allontanati: entrambi sono stati ascoltatati dagli investigatori e sono risultati estranei all’omicidio. Poi era uscito e qui avrebbe incontrato il suo assassino. Tra i due è scoppiata una lite molto violenta. E poco dopo si sono sentiti gli spari.