“Ci sono molte cose da verificare in questo disegno di legge. In ogni caso siamo propensi a votare un ordine del giorno in Consiglio comunale per non aderire alla nuova città metropolitana”. Pensieri e parole di Angelo Liccardo, sindaco di Marano, espresse e riportate dal quotidiano Il Mattino (lo scorso 5 aprile a pagina 35), all’indomani del varo della riforma che manda in pensione il vecchio ente Provincia per fare posto alla Città metropolitana di Napoli. Il pomo della discordia è quello relativo ai poteri e alla nomina del nuovo sindaco metropolitano. La norma, al momento, prevede infatti che questo incarico, dal 1 gennaio 2015, spetti di diritto e senza il voto popolare al sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Liccardo, come la gran parte dei sindaci dell’area metropolitana, reclama invece l’elezione diretta del sindaco metropolitano, ma per farlo occorrerà che lo statuto della Città metropolitana di Napoli preveda la costituzione di zone omogenee. Per boicottare la riforma, i sindaci contrari a questa visione “napolicentrica” potrebbero avvalersi di un cavillo legale, contemplato dal Ddl Del Rio: basterà infatti che un terzo dei comuni, oppure un numero di comuni la cui popolazione sia pari a un terzo della popolazione provinciale totale, voti a maggioranza assoluta una delibera consiliare per esprimere la non adesione alla città metropolitana e per resuscitare, seppur limitatamente al territorio che si dissocia – la vecchia Provincia.