Due sono le date da ricordare per ricostruire la storia della camorra giuglianese e per capire come matura il clima di terrore che porterà all’omicidio della povera innocente Mena Morlando. Il 1967 ed il 1976. Il 2 agosto 1967 infatti viene ucciso Mimì e Carlantonio (Domenico Mallardo) con colpi di lupara sull’uscio di casa. Mandante, stando alle dichiarazioni dei pentiti, Don Alfredo Maisto, esecutori, a quanto ha raccontato Pasquale Galasso, il figlio Enrico, Pasquale Distratto e Corrado Iacolare, che poi sarà il braccio destro di Cutulo. Nell’organizzazione pare ci fosse anche Claudio Sicilia giuglianese divenuto uno dei re della Magliana.
Nel 25 giugno 1976 invece muore Don Alfredo Maisto e con lui declina una vecchia camorra fatta nei mercati della frutta e nelle bische clandestine. Al suo funerale migliaia di persone. Don Alfredo aveva solo 58 anni e la sua fine è anche il declino di potere della sua famiglia. Su Giugliano piombano come avvoltoi due Clan: i nuvoletta di Marano e i Bardellino. Ma a farsi spazio in questo nuovo assetto criminale sono i due figli di Don Mimi: Ciccio e Peppe che avevano giurato di vendicare il padre. Inizia una guerra che insanguinerà Giugliano e non solo. Braccio armato dei Mallardo in quel momento era proprio Cicciott’ e Mezzanotte e la sua morte avrebbe potuto indebolire i Mallardo e dare nuova linfa ai Maisto che cercavano la protezione di Cutulo che stava conquistando Napoli. Bidognetti però si fece scudo con il corpo di Mena e i Maisto furono sterminati: il primo Luigi nel 79′. Poi Antonio Maisto ucciso nel 1987 con Raffaele Smarrazzo e Pietro Granata, il loro corpi furono carbonizzati e abbandonati nelle campagne di Villa Literno. Ad organizzare l’efferato omicidio stando ai pentiti oltre ai Mallardo (di recente assolti dall’accusa), proprio Bidognetti per vendicarsi dell’attentato subito anni prima. Omicidio che decretò la fine dei rapporti criminali tra Giugliano e Marano. L’ultimo Enrico in Abruzzo nel 92.