Il numero dei contagi cresce in maniera esponenziale. Schizzano anche i ricoveri in degenza ordinaria e salgono quelli in terapia intensiva. Di fronte al pericolo del collasso del sistema sanitario, Giuseppe Conte evoca di nuovo il fantasma del lockdown.
Conte: “Lockdown a Natale non è da escludere”
Di fronte alla crescita vorticosa dei nuovi casi di Covid-19, gli esperti sono pessimisti. Il virologo dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, ieri ha lanciato l’ipotesi di una chiusura nazionale in occasione delle festività natalizie per “resettare il sistema” e far rifiatare ospedali e personale medico. La proposta ha sollevato un coro di proteste, soprattutto nel mondo del commercio, terrorizzato dalle conseguenze economiche di una nuova misura che farebbe ripiombare l’Italia indietro di sei mesi.
Eppure lo spettro del lockdown non è più evocato soltanto dai virologi. Lo stesso premier, Giuseppe Conte, non esclude più un lockdown a Natale: «Molto dipenderà dal comportamento dei cittadini. Noi continueremo ad aggiornarci costantemente con le regioni, i presidenti hanno la possibilità di introdurre misure più restrittive se necessario». La linea è quella di lasciar fare ai governatori. Ma se aumentassero molto i contagi, il lockdown non riguarderà le attività produttive: fabbriche e aziende non richiuderanno. Secondo fonti di governo, si procederebbe eventualmente a ritroso rispetto alle riaperture dopo il lockdown di primavera: fermando prima cinema, teatri e palestre, poi parrucchieri e centri estetici, quindi ristoranti e bar, ultimi i negozi.