Manifesto bruciato, la moglie di Maurizio Cerrato: “Non fanno altro che rafforzare la mia voglia di giustizia”

“Siamo in un periodo storico terribile, dove i criminali non sono uomini ma sono bambini. Un bambino che uccide in modo talmente barbaro dovrebbe essere punito come un adulto. Non voglio vendetta per mio marito, voglio giustizia: gli assassini devono passare la loro vita in carcere”: queste le parole di Tania Sorrentino intervenuta a Campania Oggi, trasmissione in onda su TeleClubItalia dal lunedì al venerdì. La donna è la vedova di Maurizio Cerrato, l’ex custode del parco archeologico di Pompei, ucciso un anno fa a Torre Annunziata dopo una lite per un parcheggio. Lo scorso 7 aprile, c’è stata l’udienza preliminare e il GUP di Torre Annunziata ha deciso per il rinvio a giudizio dei quattro imputati. Il processo si terrà dal prossimo 6 maggio.

L’intervento di Tania Sorrentino a Campania Oggi

“Ieri eravamo a Roma, per manifestare per la riapertura del caso di Lorenzo Casini, trovato impiccato in casa ma sulla cui vicenda tante cose non quadrano. Il caso è stato chiuso come suicidio, anche se è chiaro che non sia così. Siamo in un periodo storico terribile, dove i criminali non sono uomini ma sono bambini. Un bambino che uccide in modo talmente barbaro dovrebbe essere punito come un adulto, invece questi avranno tutta la possibilità di rifarsi una vita” sostiene Tania Sorrentino a Campania Oggi.

Sulla vicenda della morte di Giovanni Guarino, si è così pronunciata: “Non oso immaginare cosa stiano passando adesso i genitori di Giovanni Guarino. Conosco il dolore: l’omicidio di mio marito è stato qualcosa di atroce. Fortunatamente, gli assassini di mio marito sono tutti maggiorenni: c’è un uomo anziano che già aveva fatto 40 anni di galera”.

“Non voglio vendetta ma giustizia”

Sul manifesto bruciato, affisso nel sottopassaggio dell’autostrada A3, in cui si chiedeva giustizia per Maurizio, Tania ha affermato: “Io non mi sono fatta nessuna idea. Se fosse stato solo un atto vandalico, sarebbe veramente scandaloso, che non merita parole. Se fosse un messaggio intimidatorio, non fanno che rafforzare la mia voglia di chiedere giustizia. Io chiedo che le persone che hanno fatto questo con tanta cattiveria davanti agli occhi di mia figlia paghino. Non voglio vendetta, voglio giustizia: devono passare la loro vita in carcere”.

La questione delle sedie abusive

“Mio marito è morto per tutti: quelle sedie abusive erano lì da 12 anni. Al suo posto, poteva esserci chiunque. Questo è il motivo per cui siamo tutti Maurizio Cerrato. Di sedie ne ho viste tante e ho anche denunciato. E’ difficile cambiare la mentalità in queste zone. Viviamo in un degrado culturale allucinante, dove bambini escono con i coltelli. Uscire con un coltello vuol dire che tu quella sera vuoi rovinare la vita a qualcuno” prosegue Tania Sorrentino.

“Chiediamo l’aiuto dello Stato”

“Chiediamo l’aiuto dello Stato che non deve permettere che ragazzini crescano in questi contesti sociali. Le leggi devono essere pesanti per chi fa una cosa del genere. Il bambino deve avere delle punizioni perché ragiona come un adulto e deve essere trattato da tale. Rieducare un ragazzo che ruba che spaccia è possibile. Rieducare un ragazzo che toglie la vita non è più possibile. La rieducazione può essere fatta prima: il ragazzo deve essere tirato fuori dai contesti sociali e rieducato” conclude la vedova di Maurizio Cerrato.

Ti potrebbe interessare

Torna in alto