Le ipotesi. La più accreditata è quella della lupara bianca. Ruggiero sarebbe stato punito – al pari di Castello – per qualche vecchio sgarro, più verosimilmente per non aver indietreggiato davanti ai diktat imposti dai reggenti del clan Amato-Pagano o, ancora, per aver tentato di appropriarsi di nuovi territori e fiorenti piazze di spaccio nell’area a ridosso dei comuni di Melito, Mugnano, Arzano e Casandrino. Ma perché i sicari, contrariamente a quanto accaduto con Castello, avrebbero deciso di non far ritrovare il corpo di Ruggiero? Per molti la spiegazione risiederebbe nello status quest’ultimo, che è ritenuto dalle forze di polizia l’uomo più agguerrito e meno incline ad accettare le imposizioni dei pezzi da novanta del clan. Un voler marcare le differenze, insomma, tra i due personaggi. Per altri, invece, il mancato ritrovamento del suo corpo non sarebbe che la risposta, consumatasi con qualche anno di ritardo, ad un efferato omicidio maturato negli ambienti degli scissionisti, sui cui contorni avrebbe di recente fatto luce un collaboratore di giustizia. Ma c’è anche chi ipotizza che Antonio Ruggiero sia ancora in vita e che, magari per sfuggire ad una ritorsione, abbia orchestrato la sua uscita di scena simulando l’incendio della sua auto.
Il dubbio. Una Fiat Panda che la mattina del 14 marzo – secondo i soliti bene informati – sarebbe stata guidata da Castello, il quale si sarebbe recato nella zona di Melito per cercare l’amico già scomparso da diverse ore. Se così fosse, vorrebbe dire che Ruggiero si è allontanato da Marano in sella ad uno scooter o a bordo di un’altra autovettura. L’ipotesi, se confermata, aprirebbe nuovi scenari investigativi.