Lei 22 anni. Lui 25. Tutti e due di Marano. Due cugini che decidono di passare la serata in discoteca a Pozzuoli, tra la notte di Natale e Santo Stefano, insieme a degli amici. Una serata come tante in occasione delle festività natalizie, che per la ragazza si è trasformata in un incubo.
La mattina dopo la 22enne si sveglia: è stordita, nauseata, si ritrova con del sangue nelle parti intime, probabilmente delle lesioni. In mente le scorrono dei flash terribili di una violenza. Capisce che è successo qualcosa, la notte prima, mentre era con il cugino. Va da lui, chiede spiegazioni. Il ragazzo, sotto pressione, ammette di averla stuprata ma poi la minaccia: “Non dire niente, sennò ti faccio male. Devi stare zitta”.
La 22enne però non ne vuole sapere. I flash si fanno più insistenti, ricostruisce sempre più lucidamente quanto accaduto la sera prima. Dopo essere stata drogata, probabilmente con un cocktail, la maranese è stata portata in auto a fine serata, trascinata in una zona isolata, spogliata e stuprata mentre si sentiva male e vomitava per l’alcool ingerito. La ragazza denuncia tutto ai carabinieri.
I militari dell’Arma della Compagnia di Marano, guidati dal capitano Lo Conte, fanno scattare subito le indagini. Interrogano gli amici dei due cugini, che hanno trascorso insieme la serata in discoteca, ricostruiscono le fasi della serata, sequestrano l’auto e gli indumenti usati dallo stupratore la notte della violenza e soprattutto un particolare, che sarebbe stato determinante: le conversazioni WhatsApp tra i due ragazzi. Gli investigatori a quel punto pongono il 25enne in stato di fermo con accuse pesantissime: violenza sessuale aggravata, lesioni e minacce. Il fermo è stato convalidato dalla magistratura.