È stato condannato a 10 anni e 4 mesi di reclusione Bruno Abbinante, 24 anni, figlio di Francesco e nipote di Raffaele Abbinante, alias “Papale di Marano”. L’accusa, gravissima, è di tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso e dai futili motivi. La vicenda risale al 4 febbraio 2024, quando un litigio per motivi di viabilità si trasformò in un brutale accoltellamento ai danni di un imprenditore edile intervenuto per difendere il figlio Francesco da un’aggressione.
Marano, imprenditore accoltellato per motivi di viabilità: condannato a 10 anni Abbinante Junior
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la lite sarebbe scaturita da un episodio avvenuto la sera precedente a Chiaiano: la madre di Francesco era stata minacciata davanti al cancello di casa da un giovane, poi identificato in Giuseppe Caiazzo, amico di Abbinante, che aveva occupato con l’auto l’ingresso dell’abitazione. Alle proteste della donna, Caiazzo avrebbe risposto: «Se non la smetti, ti schiatto le ruote».
Il giorno seguente, padre e figlio avevano individuato l’auto dell’aggressore, una Ford Puma, nei pressi di un bar a Marano, e deciso di chiedere chiarimenti. L’incontro, però, degenerò rapidamente: Caiazzo avrebbe sferrato un pugno al volto di Francesco, seguito da un inseguimento e dal lancio di una bottiglia. A quel punto, intervenne il padre per difendere il figlio, ma fu aggredito da Bruno Abbinante, armato di coltello. «Mi ha colpito al braccio e alla spalla. Ho cercato scampo tra le auto in sosta, ma mi ha raggiunto e ferito alla testa», dichiarò successivamente l’imprenditore, ricoverato in ospedale con gravi ferite. L’arresto di Abbinante e Caiazzo avvenne a fine aprile, su disposizione del gip del Tribunale di Napoli Nord, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.
Ricorso in appello
L’indagine, condotta dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di Giugliano, si è basata su testimonianze, intercettazioni telefoniche e ambientali e riconoscimenti delle vittime. Abbinante è stato processato con il rito abbreviato, ottenendo così una riduzione della pena, ma i suoi legali – Domenico Dello Iacono e Luigi Poziello – hanno annunciato il ricorso in appello per chiedere l’esclusione del metodo mafioso e dell’aggravante dei futili motivi, puntando alla derubricazione del reato a lesioni aggravate.