Marano. Una tragedia inaspettata, che si è abbattuta sulla città un sabato mattina come un fulmine a ciel sereno. Via Unione Sovietica, traversa di Corso Europa, precipita in un silenzio surreale. Dopo i sei colpi di pistola esplosi contro Fabio (Filippo all’anagrafe) e Giuseppe Esposito, nessuno ha il coraggio di parlare.
Bocche cucite e facce terree. Commercianti, passanti, residenti. Sulla scena del delitto l’unica ad urlare è la madre e la moglie delle vittime, giunta sul posto poco dopo la tragedia. Urla, inveisce, lancia accuse, si scaglia contro quelli che hanno tolto la vita ai suoi cari. La scena drammatica si consuma mentre i militari dell’Arma effettuano i rilievi e gli invitati ad un matrimonio che si sta celebrando in una chiesa nelle vicinanze passano vestiti a festa.
Fabio Esposito, nonostante i precedenti per rapina, era considerato da tutti un bravo ragazzo, “che aveva messo la testa a posto” e lavorava nell’officina del padre. Solare, allegro, sempre col sorriso in faccia. La sua morte si è consumata nell’incredulità generale. Era fidanzato e a breve avrebbe dovuto anche sposarsi.
Nessuno si aspettava che potesse finire in una situazione più grande di lui. Nessuno sospettava che potesse mai perdere la vita in una storia di camorra e vendette trasversali, così come trapela dalle prime fonti investigative. Così alla vicenda criminale si aggiunge quella umana. Una famiglia distrutta. Fabio e Giuseppe non ci sono più.
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