Marano, processo ai Simeoli: dopo 10 anni, assoluzione e restituzione beni

Più di cinquanta assoluzioni e la restituzione di beni dal valore di oltre 100 milioni di euro. È una fine clamorosa quella del processo di primo grado (durato circa un decennio) a carico di Angelo Simeoli, noto palazzinaro di Marano, dei figli, Carlo e Renato, e di una serie di altri imputati accusati (a vario titolo) di riciclaggio di soldi al fine di agevolare il clan Polverino, egemone a Marano e Quarto.

Marano, processo ai Simeoli: dopo 10 anni, assoluzione e restituzione beni

La richiesta avanzata a novembre scorso dai pm Giovanni Conzo e Maria Cristina Ribera era di 150 anni di reclusione per i 57 imputati (di cui 14 anni e 3 mesi al solo Angelo Simeoli). Oggi, però, il tribunale di Napoli ha assolto tutti gli imputati perché il fatto non sussiste.

Finisce così la prima fase di un processo, che si trascinava da oltre dieci anni e che ha visto coinvolti anche decine di pentiti, che avevano fatto riferimento alla figura di Angelo Simeoli, noto imprenditore della zona come “re del cemento” e “palazzinaro di punta del clan Polverino“.

Nonostante le testimonianze, i giudici hanno concluso che non vi erano sufficienti prove. Sono stati quindi restituiti beni per un valore approssimativo di 100 milioni di euro ai Simeoli.

Gli altri processi ancora in corso

Nel frattempo, Angelo Simeoli e i suoi figli affrontano altre accuse in diversi procedimenti legali. In un caso separato, l’80enne è coinvolto in un processo per corruzione, legato a presunte tangenti ai politici di Marano, compreso l’ex sindaco Mauro Bertini e i fratelli Aniello e Raffaele Cesaro. Simeoli ha rivelato dettagli sulle circostanze legate all’abbattimento della Masseria del Galeota nel 2004 e alla successiva costruzione di un complesso residenziale a Marano, affermando di aver versato una tangente di 40 mila euro a Bertini per facilitare l’approvazione del progetto edilizio.

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