Marano. Il grande caos. Archiviato l’ultimo Consiglio comunale, all’interno del quale si è discusso del caso Giaccio (vicesindaco salvo per il rotto della cuffia) e che ha consegnato al sindaco Liccardo e alla città una maggioranza in frantumi, è già tempo di pensare alle prossime mosse delle forze politiche. Il Pd è il primo partito a rompere gli indugi. E’ di ieri infatti la notizia, annunciata in aula dai consiglieri Roberto Sorrentino e Domenico Paragliola e confermata dal segretario cittadino Matteo Morra, che i democratici si faranno promotori di una mozione di sfiducia nei confronti del primo cittadino, ormai privo di una solida maggioranza numerica. Partendo dall’assunto che la stragrande maggioranza di partiti e consiglieri, ivi inclusi quelli del Pd, non vogliono in alcun modo tornare subito alle urne, qual è allora il reale obiettivo che si nasconde dietro questa mossa? Stanare, far uscire allo scoperto eventuali oppositori che hanno già “sottoscritto” o sono in procinto di stringere accordi con il sindaco? Mettere alla prova i quattro dissidenti, Angela Di Guida, Dino Pellecchia, Raffaele De Biase e Salvatore De Stefano, invitandoli a firmare o votare il documento di sfiducia? Con l’obiettivo – come già si vocifera da qualche parte – di favorire in qualche modo la riappacificazione tra le due ali della maggioranza, onde evitare un repentino ritorno alle urne che potrebbe favorire il “nemico” di sempre: ovvero Mauro Bertini, che all’indomani della sconfitta elettorale ha tuttavia annunciato (ma c’è chi non dà credito a tale affermazione) che quella dello scorso giugno sarebbe stata la sua ultima candidatura a sindaco della città. Un rebus, insomma. Intanto la palla passa a Liccardo, che al momento deve fare i conti con numeri che – almeno ufficialmente – non sono più dalla sua parte. Cosa farà il primo cittadino? Revocherà le deleghe all’assessore (Pennino) ritenuta vicino ad Antonio Di Guida? I suoi fedelissimi promuoveranno una mozione di sfiducia nei confronti del presidente del Consiglio, che ieri ha rigettato le pregiudiziali di legittimità presentate dalla sua stessa maggioranza e che poi, al momento del voto sul vicesindaco, è uscita dall’aula assieme agli altre tre dissidenti. Aprirà alle forze di minoranza? Poche ore ancora, forse qualche giorno, e i dubbi saranno fugati.