Bufera sul comune di Marano. Arrestato l’ex sindaco della città Mauro Bertini, attuale consigliere comunale di opposizione. In manette anche l’imprenditore edile Angelo Simeoli e il tecnico Armando Santelia.
Marano, arrestato Mauro Bertini
A eseguire le ordinanze di custodia cautelare i carabinieri del Cos coordinati dai magistrati della DDA di Napoli. L’accusa formulata dalla Procura è pesantissima: concorso esterno in associazione mafiosa per conto del clan Polverino. A darne notizia in anteprima è il Mattino.
Le indagini
Insieme a Bertini sono finiti agli arresti anche l’imprenditore del ramo edile Angelo Simeoli, meglio noto come Bastone, e Armando Santelia, ex dirigente dell’ufficio tecnico del comune, destinatario della misura interdittiva della sospensione dei pubblici uffici. I magistrati della Dda, in primis il pm Maria Di Mauro, da tempo indagavano su alcune vecchie vicende amministrative del comune di Marano, con particolare riferimento alla vendita di Palazzo Merolla, da qualche anno immobile del comune di Marano, alla realizzazione del complesso residenziale Galeota e ad alcuni presunti casi di corruzione.
I fatti contestati
Il provvedimento trae origine da quello che il 24 maggio 2017 ha portato all’esecuzione di una misura cautelare in carcere e agli arresti domiciliari di 5 persone indagate dei reati di concorso esterno in associazione mafiosa e altro. All’epoca, l’attività investigativa aveva consentito di documentare come gli imprenditori santantimesi Aniello e Raffaele Cesaro fossero riusciti ad aggiustarci i lavori del PIP (Piano di insediamento produttivo). Lo avevano fatto in società occulta con esponenti del sodalizio camorristico dei Polverino di Marano di Napoli e, in particolare, con il sostegno economico del capo clan Polverino Giuseppe detto ‘o Barone.
I successivi approfondimenti hanno permesso di ricostruire il ruolo avuto da parte di figure appartenenti alla Amministrazione comunale di Marano di Napoli e al settore dell’imprenditoria nella specifica vicenda. In particolare è emerso come Mauro Bertini e Armando Santelia avrebbero favorito l’aggiudicazione alla società riconducibile a quest’ultimi della concessione per la commessa dell’importante opera pubblica dal valore di oltre 40 milioni di euro.
Bertini avrebbe ricevuto 125mila euro da parte dei fratelli Aniello e Raffaele Cesaro. In tale contesto è coinvolto anche Angelo Simeoli, alias Bastone, imprenditore edile già a processo per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa (clan Polverino). Avrebbe monetizzato cinque assegni bancari per complessivi 62 mila e 500 euro, somma poi fatta avere al Bertini, a saldo di altri 50mila euro, corrisposti in contanti al primo cittadino di allora direttamente dai fratelli Cesaro.