Voti in cambio di posti di lavoro e di appalti. Questo l’accordo siglato tra politica, imprenditoria e clan locale a Melito che emergerebbe dall’inchiesta condotta dalla Dia che ha portato, questa mattina, all’arresto del sindaco Luciano Mottola e di altri 17 soggetti.
Melito, accordo politico-mafioso su elezioni 2021: chi sono gli arrestati
Agli atti anche incontri tra alcuni indagati finiti in manette e Vincenzo Nappi, detto il pittore, considerato dagli inquirenti capozona del clan Amato-Pagato, ucciso in un ristorante lo scorso 23 gennaio, a Melito. In uno dei colloqui ricostruiti dagli investigatori, Nappi e Giuseppe Siviero (affiliato agli Scissionisti con il ruolo di gestore della piazza di spaccio all’interno delle palazzine popolari della “219”) avrebbero proposto di procurare, in occasione del ballottaggio, al candidato sindaco di allora Luciano Mottola ma anche a Emilio Rostan e Rocco Marrone, voti e sostegno del sodalizio criminale in cambio di mazzette “e altre utilità nonché della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione camorristica – si legge nell’ordinanza di misura cautelare – anche attraverso l’impegno di coloro – Luigi Ruggiero, Carolina Mingacci, Antonio Cuozzo – che al primo turno furono individuati quali candidati di riferimento del sodalizio camorristico alla carica di consigliere comunale“. In altre parole, il capozona indicò perfino chi dovesse sedersi eventualmente tra le fila della maggioranza che di lì a breve sarebbe stata composta, subito dopo la vittoria di Mottola.
Rostan, anche lui finito in carcere, è un imprenditore edile ed è il padre della deputata Michela Rostan. Secondo gli inquirenti, è uno dei principali sostenitori e degli organizzatori della candidatura di Luciano Mottola che, insieme a Rocco Marrone e lo stesso Mottola, avrebbe ben accolto la promessa dell’organizzazione criminale. Rostan senior, inoltre, avrebbe assicurato ad Antonio Cuozzo un posto di lavoro presso la BLU GAS di Frattamaggiore o la Ecologia Agizza a Sant’Antimo.
Rocco Marrone, destinatario della misura cautelare in carcere, è il presidente del consiglio comunale di Melito, eletto nella lista Melito Più, anche lui presente ai colloqui con Nappi e Siviero. Tra gli arrestati figura anche Vincenzo Marrone, padre del candidato sindaco e attuale consigliere di minoranza (è bene precisare che Nunzio Marrone non è indagato); poi c’è Antonio Cuozzo, consigliere comunale di maggioranza, il cui nome fu fatto dal clan Amato-Pagato, in uno degli incontri tra politici ed esponenti camorristici, come candidato di riferimento del sodalizio criminale. Cuozzo, si legge dalle 200 pagine dell’ordinanza, avrebbe promesso Luigi Pellecchia, titolare di Costruzioni Pellecchia srl, l’affidamento di lavori da parte del Comune di Melito in cambio del voto e del sostegno elettorale.
Ai domiciliari, invece, è finito Massimiliano Grande, anch’egli consigliere comunale: quest’ultimo avrebbe ricevuto da Emilio Rostan due assegni bancari del valore di 2mila euro “per compiere un atto contrario ai doveri d’ufficio, consistito nell’esprimere il proprio voto per la lista “Grande Napoli” in occasione delle elezioni di secondo grado di Città Metropolitana”, scrive il gip nel provvedimento.
Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere ci sono anche Francesco Della Gaggia, già noto alle forze dell’ordine per spaccio, Salvatore Chiariello, detto o’ boxer, ritenuto dagli inquirenti precedente reggente del cartello criminale nella città a Nord di Napoli.
In manette Rosario Ciccarelli, fratello della consigliera Sonia Ciccarelli, e Luigi Ruggiero, candidato al consiglio comunale con Nunzio Marrone. Gli altri indagati finiti in arresto sono Luciano De Luca, Giuseppe Siviero, Luigi Tutino, Antonio De Stefano, Rosario Martinelli, ritenuti legati al sodalizio criminale.