Operai trattati come schiavi in una fabbrica in nero. Segregati in un caveau per evitare i controlli. È quanto hanno scoperto i Carabinieri del Nas che stavano facendo un controllo presso la ditta di Melito per verificare le condizioni della mensa, che in realtà neanche esisteva. L’imprenditore è finito in manette per sequestro di persona, sfruttamento del lavoro e intermediazione illecita.
I controlli a Melito: fabbrica in nero
Durante i controlli, dietro una porta blindata, i militari hanno trovato 43 operai. Tra di essi c’era anche una donna incinta e due minorenni. Tutti lavoravano in un locale privo di servizi igienici e finestre. I lavoratori venivano chiusi dentro per turni di 6 ore per lavorare pellami per note griffe di moda. Una storia tipica che vede nel tessile del napoletano un comparto comodo e con costi bassissimi utile alle grandi firme della moda internazionale.
Il sequestro
All’interno dell’opificio i macchinari erano dei migliori, i Carabinieri hanno sequestrato attrezzature per circa 2,5 milioni di euro. Il proprietario sella struttura avrebbe ammesso di aver sbagliato e ora è già ai domiciliari, gli uomini del NAS gli hanno comminato sanzioni record per circa 600mila euro. Il titolare della ditta dovrà rispondere anche di sequestro di persona. Il fenomeno delle fabbriche in nero, soprattutto nel settore del tessile, è molto sviluppato nell’area nord di Napoli. Le stesse ditte che operano nel sommerso spesso lavorano al servizio delle grandi griffe di moda.