E’ ancora scossa la mamma di Norina Matuozzo, la 33enne uccisa dal marito camorrista a Melito. La donna, Gabriella, 66 anni, ha raccontato a Il Mattino i drammatici momenti che hanno preceduto la morte della figlia e le presunte ragioni del femminicidio.
Il racconto
Norina è morta tra le braccia della mamma. “Ho sentito il corpo sobbalzare per i colpi di pistola ricevuta – racconta a Il Mattino – poi ha esalato l’ultimo respiro. Lo Stato me l’ha uccisa per la seconda volta perché la sua morte è passata in secondo piano in n contesto criminale nel quale non c’entrava niente”.
«Mia figlia è morta tra le mie braccia, ho sentito il suo corpo sobbalzare dal pavimento per i colpi di pistola ricevuti. Poi ha esalato l’ultimo respiro. Ma dopo l’uomo che diceva di amarla, lo Stato me l’ha uccisa una seconda volta perché il suo sacrificio è stato cancellato dalla memoria collettiva essendo passato in secondo piano in un contesto criminale nel quale lei non c’entrava nulla. Non si tratta di un omicidio di camorra».
Gabriella chiede giustizia per la figlia e soprattutto chiede che non ci siano sconti. La 66enne spiega cos’era successo nei giorni immediatamente precedenti all’omicidio. Norina e Salvatore litigavano spesso. Lei veniva picchiata e maltrattata. Poi lui si faceva perdonare riempiendola di regali e promettendole ogni volta di cambiare. Aveva persino progettato un viaggio a Parigi.
«Una ventina di giorni prima lei e il marito avevano litigato e Norina era tornata da noi, come ogni volta. Poi lui era riuscito come sempre a farsi perdonare, riempiendola di regali.
La rottura: lui tradiva Norina Matuozzo con un’altra donna
Norina però non ne poteva più. Aveva già annunciato alla mamma che lo avrebbe lasciato perché non lo amava, aveva persino fastidio a farsi toccare da lui. Al ritorno dalla Francia lo avrebbe lasciato. La goccia che fece traboccare il vaso fu la scoperta del tradimento da parte dell’uomo. “Norina – spiega la mamma – ricevette la visita di una donna che era stata l’amante del marito per tre anni, la quale le riferì di essere ancora infastidita dall’uomo nonostante lo avesse lasciato da un mese. Ricordo quella sera: mia figlia non volle sentire ragioni e decise di tornare da noi”.
La follia: l’omicidio
Salvatore Tamburrino tentò tutto per ritornare con Norina. Iniziò con telefonate e messaggi. Poi, la mattina del 2 marzo, si presentò a casa della suocera, a Melito, per chiarire la situazione con la 33enne. Sembrava tranquillo. Prima di andarsene con uno scatto veloce prese la pistola e sparò tre colpi a Norina, che era ancora seduta. Nessuno di noi fece in tempo a salvarla. Quei momenti terribili resteranno per sempre nella mia mente. Ho visto il corpo di mia figlia sobbalzare dal pavimento per i proiettili che l’avevano colpita. Poi sentii un rantolo, lei si irrigidì e si distese tra le mie braccia, addormentandosi per sempre”, racconta Gabriella.