Micotossine e pesticidi nella pasta, le marche di cui possiamo fidarci. L’elenco

Possiamo veramente fidarci di ciò mangiamo? Oppure è meglio prestare attenzione ai dati e alle etichette presenti sui cibi di prima necessità, onde evitare che il nostro organismo e il portafoglio ne risentano? Se lo è chiesto la nota rivista Il Salvagente, leader nei test di laboratorio contro le truffe ai consumatori.

Nell’edizione di Novembre, dello scorso anno, Il Salvagente ha documentato lo studio condotto sulla pasta: ha portato 23 campioni di penne in ben tre diversi laboratori per cercare e quantificare pesticidi e micotossine e per valutarne il tenore delle proteine e la tenuta di cottura.

Dal 17 febbraio 2018 è, infatti, obbligatorio indicare in etichetta il paese o i paesi di coltivazione del grano e quello di molitura. Per i prodotti bio, l’origine della materia prima era già obbligatoria.

Possiamo dire che mentre per tutti i pacchi analizzati il paese di molitura è sempre l’Italia, quello di coltivazione varia molto: solo in 7 campioni i chicchi sono cresciuti interamente nel nostro paese, mentre in altri 7 il grano italiano è miscelato ad altri provenienti dall’Europa e non solo. In nessun caso viene indicato il Canada, anche se non sappiamo se grano canadese possa esse- re stato miscelato nei prodotti che indicano un generico – ma consentito dalla norma – “Paesi non Ue”, spiega il periodico.

In un caso poi, quello della Del Verde, l’origine non è indicata ma non si tratta di una violazione della legge perché il termine minimo di conservazione supera l’entrata in vigore della legge e quindi il pacco è stato immesso in com-mercio prima che diventasse obbligatorio specificare l’origine. In questo caso la legge autorizza le vecchie confezioni fino all’esaurimento scorte“.

GLIFOSATO E ALTRI PESTICIDI 

Nell’analisi multiresiduale – continua il Magazine –  abbiamo cercato oltre 500 molecole di fitofarmaci. A cominciare dal famigerato glifosato che abbiamo trovato in due campioni: Lidl ed Eurospin. In 11 dei 23 campioni sono stati rintracciati residui (sempre al di sotto dei limiti di legge). Con tracce di una singola sostanza ci sono Garofalo, Del Verde, Barilla integrale; con due residui ci sono Lidl, Barilla, Coop, Divella, Esselunga e Granoro. Nella Molisana integrale abbiamo riscontrato ben 3 molecole mentre in quella Eurospin facciamo il pieno con 5 residui”. 

Poi prosegue: “Abbiamo cercato 19 micotossine nei prodotti del nostro panel. Se partiamo dal Don, la vomitossina particolarmente fastidiosa specie per i più piccoli, e che trova terreno fertile nei cereali cresciuti in un ambiente umido, piovoso e poco soleggiato, possiamo dire che la situazione sembra decisamente migliore che in passato. In due casi (Lidl ed Eurospin) il livello è superiore a 300 mcg/kg e comunque supera la soglia dei 200 mcg che la renderebbe adatta anche per i bambini di età inferiore a 3 anni. Nel caso della Del Verde il “tetto” in vigore nel baby food è molto vicino, con 194,5 mcg/kg riscontrati. In tutti gli altri casi il Don è molto contenuto se non assente e questo rende queste paste adatte anche per i più piccoli. Dai radar del laboratorio scompaiono anche le aflatossine, compresa la temuta B1, noti cancerogeni. Troviamo invece in modo ricorrente il fusarenone, la ht-2, lo zearalenone (la normativa prevede anche in questo caso un limite ma i nostri risultati sono infinitamente al di sotto) diverse altre micotossine appartenenti alla famiglia delle enniatine. Fatta eccezione per il Don anche il giudizio sulle “altre micotossine” è più che rassicurante. Nonostante non ci sia un limite di legge, la pasta Lidl e Del Verde hanno riportato dei picchi (rispettivamente 117 e 161) per quanto riguarda la enniatina B. Inoltre rispetto a quanto dichiarato nella tabella nutrizionale riportata sulle confezioni, abbiamo riscontrato dei valori di proteine maggiori: la normativa consente un margine di tolleranza del 20%. Una buona pasta dovrebbe avere una concentrazione di proteine superiore al 14%. E non a caso: maggiore è la presenza proteica migliore è la resa in cottura della pasta. Per legge la pasta tradizionale non può avere meno del 10,50% di proteine, mentre quella integrale non può scendere al di sotto dell’11,50%. Tutti i campioni rispettano tali soglie anche se ci sono paste più “virtuose” di altre. Le nostre penne vanno da un minimo del 12,36% della Barilla Bio a un massimo del 16,57% riscontrato nella De Cecco Integrale”. 

E per quanto riguarda la prova di cottura, lo studio riporta che “per questo tipo di test il giudizio è complessivamente positivo visto che non si scende mai sotto il “Buono”. In prima battuta è stato misurato il tempo di cottura con quello riportato in etichetta: nella stragrande maggioranza dei casi i dati corrispondevano. Una volta cotte sono state poi contate le penne adese (collosità) e quelle rotte (consistenza) e valutata la resistenza al taglio”, conclude la rivista.

IL CAMPIONE 

(FONTE: IL SALVAGENTE)

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