Si continua a cercare la verità e provare a capire realmente cos’è accaduto quel giorno al Cardarelli prima e dopo la morte di Giuseppe Cantalupo nel bagno del Cardarelli. Come riporta il mattino, c’è una rosa di nomi nel mirino del pm, al termine della primissima fase di indagini sulla morte dell’ottantaquattrenne.
Dopo l’autopsia, in attesa delle conclusioni dei consulenti di parte, la Procura di Napoli punta a restringere il cerchio delle possibili responsabilità sulla morte dell’uomo, divenuta un caso nazionale in questa fase di emergenza Covid.
Morto nel bagno del Cardarelli: l’indagine
I reati per cui si procede sono omicidio colposo e abbandono di incapace. Il fascicolo aperto al momento è contro ignoti. Ma la procura cerca chi potrebbe aver avuto una responsabilità nell’assistenza di Cantalupo nelle sue ultime ore di vita.
Cantalupo, positivo al covid e con saturazione bassa, raggiunge il Cardarelli in ambulanza, ottiene una prima terapia di ossigenazione, ritrova la propria stabilità. Resta in osservazione breve, lì sulla lettiga, in quella sorta di anticamera dell’ospedale che verrà filmata quando si scopre la sagoma dell’anziano paziente all’interno della toilette.
L’autopsia
Sono state già sequestrate cartelle cliniche e sono state ascoltati i primi testimoni di questa vicenda. Ieri, secondo l’avvocato della famiglia, l’autopsia avrebbe acclarato che la morte dell’anziano poteva essere evitata. Il decesso sarebbe sopraggiunto a causa di una “insufficienza respiratoria acuta cagionata da polmonite interstiziale (secondaria a infezione da Coronavirus)”, uno stress che, scrive il legale della famiglia Cantalupo in un comunicato, “pretende un trattamento tempestivo, mediante ventilazione non invasiva e, qualora necessaria, ventilazione invasiva con intubazione, che nel caso di specie non risulta eseguita”.