Mottarone, il tecnico che ha manomesso i freni invoca la sfortuna: “Mai lo avrei immaginato”

“Incidente così non capita neppure una volta su un milione”. Invoca la sfortuna da una cella di massima sicurezza del carcere di Verbania Gabriele Tadini, 64 anni, capo servizio della funivia del Mottarone dove sono morte 14 persone.

Tragedia del Mottarone. Tadini “Sfortuna. Incidente che non capita nemmeno una volta su un milione”

Mentre proseguono le indagini per accertare eventuali ulteriori responsabilità, durante l’interrogatorio in carcere, Tadini ha ammesso di aver manomesso il sistema frenante.  “Mi sento un peso enorme sulla coscienza – ha riferito –. La funivia funzionava a singhiozzo. L’impianto idraulico dei freni d’emergenza aveva dei problemi, perdeva olio e le batterie si scaricavano continuamente. Tenere i freni scollegati permetteva alla funivia di girare. Mai avremmo potuto immaginare che la cima traente si spezzasse: un incidente che non capita neppure una volta su un milione”.

Gabriele Tadini, nato nel 1958, due figli, breve carriera politica nella Lega. Era in consiglio comunale con l’attuale sindaca di Stresa alla fine degli anni ’90. Sarebbe stato lui a manomettere materialmente i freni insereno i forchettoni. Il suo avvocato racconta che alla fine della confessione era molto provato: “Mai avrebbero pensato di far correre quel rischio ai passeggeri. Siamo tutte persone umane, possiamo fare delle scelte sbagliate senza rendercene conto”.

Insieme a lui restano in carcere a Verbania anche gli altri due arrestati: Luigi Nerini ed Enrico Perocchio. Un provvedimento arrivato, spiegano gli inquirenti, a causa del “pericolo concreto” di fuga. Gli inquirenti hanno sequestrato anche la scatola nera che offrirà ulteriori informazioni tecniche sull’impianto. L’interrogatorio di garanzia per tutti e tre gli imputati è previso per sabato. A comparire davanti al gip saranno dunque Luigi Nerini (proprietario di Ferrovie del Mottarone), direttore dell’esercizio Enrico Perocchio e Tadini.

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