La targa che le cittadine e i cittadini di Mugnano avevano posto all’interno della villetta di via San Lorenzo e dedicato a Miriam Makeba è stata distrutta da uno stupido atto vandalico. Il fatto si iscrive nel solco di una serie di attacchi e provocazioni perpetuati da tempo da parte dell’amministrazione nei confronti dell’ottimo ed encomiabile lavoro della cittadinanza attiva, portato avanti per riqualificare un territorio altrimenti privo, salvo casi isolati, di ogni attività sociale e culturale. La targa infatti era posta all’interno della villetta di cui tre anni fa noi cittadine e cittadini, informalmente riuniti nel comitato civico “Cambiamo Mugnano”, abbiamo ottenuto l’uso (ufficialmente) non esclusivo del gabbiotto, che si è rivelato nei fatti assolutamente isolato. L’esperimento è stato avanguardistico, innanzitutto rispetto all’annoso tema della gestione collettiva dei beni comuni, perché il Comitato ha di fatto autogestito lo spazio senza dover cedere ad un riconoscimento formalizzato e burocratico, ma imponendo la forza di un’esperienza riconosciuta come socialmente e politicamente protagonista delle battaglie di riqualificazione dell’area nord di Napoli, soprattutto rispetto ai temi ambientali. Abbiamo sempre rifiutato i meccanismi formali di riconoscimento e accesso alla gestione dei beni comuni perché riteniamo che il filtro dei bandi sia un modo attraverso il quale i soliti gruppi di potere si garantiscono la gestione dei beni di un territorio che hanno contribuito ad ammalare. Indire un bando e affidare ad un’associazione fantasma la gestione dell’intera villa è la riprova di quello che pensiamo. Non solo, questa manovra ci dice anche che l’unico obiettivo era quello di rallentare o troncare le nostre attività socio-culturali. Particolarmente eccellenti il corso di italiano per stranieri “Makeba”, il gruppo di acquisto solidale “Cambiamo Mugnano” , numerose iniziative informative sui temi che riguardano il disastro ambientale in Campania, nonché serate di svago a prezzi popolari durante l’estate. Insomma la villetta è stata un punto di riferimento antirazzista e antifascista, sostenibile, nel mezzo della periferia nord di Napoli. Ad oggi questa esperienza così virtuosa è stata frenata dall’ottusità del commissario e ha subito negli ultimi giorni un ulteriore oltraggio con la vandalizzazione della targa che dava il nome alla villa. La vicenda dell’intestazione è uguale e parallela a quella della targa. L’amministrazione infatti non ha mai voluto riconoscere alla cantante antirazzista, morta per un attacco cardiaco a Castelvolturno durante un concerto contro le mafie, la dedica voluta dai cittadini. Un atteggiamento provocatorio e vergognoso contro un simbolo contemporaneo della lotta contro gli apartheid che ancora si perpetuano in tanti paesi, anche occidentali. Ci auguriamo che lo spirito burocratico ed esecutivo dei commissari e le stupide pratiche di intolleranti si rendano conto di aver fatto solo male alla città, di averla privata di attività che miglioravano la vita dei cittadini. Soprattutto ci auguriamo che fuori da ogni ambiguità l’amministrazione e le forze politiche del paese prendano posizione su questo atto indegno e deplorevole, a prescindere dalle ostilità e antipatie che vertono su di noi, in quanto gruppo di cittadine e cittadini che fa politica dal basso e, in modo scomodo e ribelle, dà continue dimostrazioni di quanto questo funzioni. Speriamo infine che nell’anno della morte di Nelson Mandela, non si contribuisca ad infangare la memoria di Miriam Makeba.
Comitato civico cambiamo Mugnano.