Napoli. “Ecco Nunù, trovo un poco di forza per parlare di te amore mio. Oggi mi fa felice leggere tante meravigliose parole che ti hanno dedicato, si ripetono rispetto, stima, bontà, amore. È questa la più grande eredità che potevi lasciarci”. Inizia così la lettera commovente di Nunzia al marito Arturo Ferrara, l’ex dipendente Asl di via Petrarca, quartiere Posillipo vittima a 67 anni del Coronavirus.
Arturo aveva avvertito i primi sintomi del Coronavirus il 27 febbraio scorso. All’inizio curati come semplice influenza con antinfiammatori, antibiotici e riposo.
Ma la febbre a 38 gradi non scendeva, poi l’aggravamento in polmonite e la chiamata al Cotugno per i tamponi, quando sono emerse le prime complicazioni respiratorie. Infine, il ricovero e poi il decesso del 67enne.
“Conservo tutto nel cuore – scrive Nunzia – i momenti di felicità, quelli di una grande lotta culminata con il premio più grande che la vita ci abbia potuto fare. Del nostro incontro, il 29 aprile ’76 mi dicesti con la tua innata semplicità: Nunu’ vorrei mettere la mia A vicino alla tua N… la mia fragorosa risata, fu una risposta affermativa. Ebbe inizio la nostra vita assieme. Ti amo Arturino, Arturo Ferrara”
Parole toccanti arrivano anche dalla figlia Federica: “Sei stato l’emblema della bontà, della generosità e di una vita spesa con e per gli altri. Sei stato e sarai sempre il mio primo amore, l’uomo al quale ho riservato i gesti più nobili e le attenzioni più meticolose. Abbiamo fatto grandi cose io e te, grandi. Ti amiamo sopra ogni cosa… oggi, domani e PER SEMPRE”, scrive la figlia su Facebook.