Si presenta martedì 18 dicembre 2018 a Napoli, il nuovo libro del giornalista Raffaele Sardo, “La sedia vuota. Storie di vittime innocenti della criminalità”, (Iod edizioni). Il volume, che esce per conto della Fondazione Polis, narra tredici storie di vittime innocenti della criminalità, attraverso le testimonianze dei familiari delle vittime.
L’appuntamento è alle ore 12.30 a palazzo Santa Lucia, nell’ex sala giunta della Regione Campania, in via Raffaele De Cesare 28. Alla presentazione, oltre all’autore, partecipano: don Tonino Palmese (presidente della Fondazione Polis), Franco Roberti (Assessore Regionale alla sicurezza e legalità) e i familiari delle vittime. Modera Geppino Fiorenza.
“La memoria – scrive nella prefazione Franco Roberti – rappresenta la base fondamentale per fare emergere le ragioni di coloro che hanno pagato con la vita l’efferatezza della camorra e delle altre forme di criminalità, a partire dal versante della tutela giuridica, che deve mirare a una reale equiparazione tra tutte le vittime dei reati intenzionali violenti”.
“Ricostruire le storie delle vittime innocenti – scrive l’autore nell’introduzione – è come cercare di completare un quadro mai finito. È un pezzo della nostra cronaca recente che in tanti hanno vissuto, ma nei libri di storia difficilmente la si troverà descritta con l’approfondimento dovuto. Spesso proprio in quei libri la presenza della camorra è ignorata, quando invece essa, radicata in modo asfissiante nei nostri territori, ha pervaso la vita delle persone, condizionandola nelle scelte anche più piccole.”
Tra le tredici storie raccontate nel libro, c’è quella del vice sindaco di Mondragone, Antonio Nugnes, scomparso l’11 luglio del 1990. I resti del suo corpo furono fatti ritrovare la mattina del 3 settembre 2003 in fondo al pozzo di una vecchia masseria nella zona dei Mazzoni.
“Per quattro anni e mezzo – racconta la figlia Daniela Nugnes – ogni volta che ci sedevamo a tavola, era un tormento. Nessuno si sedeva al posto che abitualmente occupava papà. La sedia rimaneva vuota e quella sedia ci interrogava, poneva domande, parlava col suo silenzio. Quella sedia dove non si sedeva nessuno, diceva più di ogni altra cosa in quella cucina che ormai era diventata fredda”.
Diverse di queste storie sono anche pagine di resistenza civile. Raccontano di persone che hanno fatto fino in fondo il proprio dovere di poliziotti o carabinieri, di imprenditori che non si sono piegati alle minacce dei camorristi, rifiutando di pagare il pizzo, di sottomettersi alle loro regole.
Con questi racconti, tutte le persone uccise finiscono di essere solo dei nomi. I loro volti diventano finalmente riconoscibili anche per chi non li ha mai conosciuti.