Napoli. “Sto fuori là, vieni. Ho litigato, capisce a’ mme”, sono queste le parole che Francesco Esposito, il 20enne del Pallonetto di Santa Lucia e killer di Agostino Di Fiore, ucciso dopo una lite in discoteca, rivolge all’amico 16enne, figlio del boss del clan Elia.
“Sono di Secondigliano, in venti mi hanno dato addosso. Vieni qui a darmi una mano, stanno ancora dentro il locale”, prosegue così la richiesta di aiuto di Esposito. Richiesta, che non è andata a vuoto. E nel giro di pochi minuti, il 16enne giunge in via Coroglio a bordo di un taxi, armato. Così come aveva richiesto l’amico.
Intanto due amiche provano invano a fermare il 20enne. Ma Esposito vuole la sua vendetta: Agostino aveva infatti difeso una ragazza che lo stesso Esposito aveva importunato. Intorno alle 5 del mattino è riesplosa la lite, questa volta all’esterno della discoteca: a quel punto Di Fiore, sentendosi in pericolo e sotto minaccia, ha tentato di investire con l’auto l’assalitore, che ha estratto una pistola esplodendo in aria tre colpi.
La vittima ha ritentato quindi di investire uno dei killer ma dopo una manovra azzardata è andato a sbattere contro un muro. Ed è proprio a quel punto che l’aggressore ha puntato la pistola verso di lui facendo fuoco altre tre volte. Domattina i due saranno interrogati per la convalida dei fermi dai pm. Attualmente i due killer si trovano in carcere – minorile per il 16enne, che è a Nisida.
Il 19enne, invece, è a Poggioreale. A novembre del 2016 fu fermato per aver partecipato ad una “stesa”, in via Toledo. Si trattò di una dimostrazione di forza organizzata dal clan Elia. Il giovane fu condannato solo un uomo e liberato pochi mesi dopo. Ora risponde di concorso in omicidio.
LEGGI ANCHE
https://www.teleclubitalia.it/143537/napoli-agostino-di-fiore-ucciso-coroglio-motivo-sguardo-di-troppo-in-discoteca/