E’ stato schiacciato dai debiti e dalla crisi. “Questa non è vita”, le ultime parole di Espedito Ferrara, l’imprenditore di Pianura, 54 anni, che si è suicidato nel suo deposito alle 20 di ieri sera.
La lettera. Prima di stringersi una fune al collo, salire su una scalletta e lasciarsi andare, Espedito ha scritto una lettera commovente. “Non sono un vigliacco”, ha ripetuto due volte. L’uomo, che era proprietario di un negozio di articoli sportivi a Fuorigrotta, si è scusato con la moglie e i figli chiedendo loro perdono per il gesto ma dichiarando la sua sconfitta. “Troppe umiliazioni non ce la faccio più perdonatemi”, si legge. Ed ancora è scritto: “Amo la vita ma questa non è più vita, ho sempre aiutato gli altri e non meritavo tutto questo”.
Pochi attimi dopo aver scritto ai figli di prendersi cura di Anna, sua moglie, Espedito si è ucciso nel piccolo deposito dove custodiva la merce, in via Parroco Giustino Russolillo nel quartiere Pianura. In quella manciata di secondi, programmati con una lucidità disarmante, il 54enne ha lasciato la moglie e due figli, Ettore e Flora.
I debiti. A dare l’allarme, ieri sera, è stato il fratello. Quando i sanitari del 118 sono giunti sul posto, non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. La sua attività imprenditoriale, da dieci anni, aveva seguito una iperbole che negli ultimi mesi gli costava solo sacrifici e preoccupazioni. Da tempo, incombevano situazioni finanziarie di estrema difficoltà e tanti debiti, al punto che anche su Facebook i post tradivano il senso di malessere vissuto da Espedito.
“Camminiamo su un filo sottilissimo che è il nostro equilibrio – si legge nel post dell’11 febbraio 2017 pubblicato sulla sua bacheca -. Ci si mette un’eternità per trovarlo e basta un niente, un gesto, una parola per far crollare tutto”. E ancora, lo scorso 26 febbraio: “E’ vero, la vita va vissuta. Ma io già l’ho fatto…”. Parole premonitrici che forse annunciavano la voglia di farla finita.