Una scena agghiacciante quella che si è presentata agli occhi degli amici di Francesco Pio Maimone, il 18enne ucciso all’esterno degli chalet di Mergellina. Con lucidità e distacco, il presunto killer, Francesco Pio Valda, si sarebbe defilato e poi avrebbe inscenato un soccorso nei confronti della sua stessa vittima.
Napoli, cosa succede dopo l’omicidio
Sono le 2,30 a Mergellina. E’ scoppiato un parapiglia per una scarpa macchiata. Due bande di giovani – una di Barra, l’altra del rione Traiano – si stanno fronteggiando a colpi di spintoni e minacce. Uno di loro, 20 anni, figlio di un ras del clan Cuccaro ucciso con 25 colpi di pistola nel 2013, estrae un’arma e spara in aria. Si scatena il fuggi-fuggi. A pochi metri c’è Francesco Pio, insieme agli amici. Mangia delle noccioline, quasi non si accorge di quello che sta succedendo.
Non si sa come, non si perché il pistolero di Barra spara tra la folla, forse un colpo partito per sbaglio, o forse esploso intenzionalmente per ferire qualcun altro. Lungo la traiettoria di quel proiettile c’è Francesco Pio: si accascia a terra. Chiama l’amico, Claudio: “Sto perdendo sangue, non riesco a respirare”, sussurra. Claudio gli alza la maglietta, vede una macchia rossastra che gli ha tinto la t-shirt di rosso. “C’era un buco vicino al capezzolo“, racconterà lui stesso alle telecamere. Sono momenti concitati, la gente che scappa, il 18enne che si stende a terra e non riesce a respirare, quel proiettile fantasma che ha incrociato i destini di due giovanissimi.
Il killer finge il soccorso
Claudio tenta la respirazione bocca a bocca, gli tirano la lingua fuori per non farlo soffocare. Sembra tutto inutile. Il 20enne di Barra, che ha fatto fuoco, si defila prima, poi torna tra la folla e mette in atto, con lucidità criminale, una messinscena: come spiega Il Fatto Quotidiano, si mimetizza tra quelli presenti e finge di prestare soccorso alla vittima. Forse si piega sulle ginocchia, chiede informazioni sulle sue condizioni.
I dettagli verranno poi ricostruiti dagli organi inquirenti. Ma si tratta di particolari che, se confermati in sede processuale, raccontano di un 20enne con radicata e “pervasiva ideologia criminale – sottolinea Arnaldo Capezzutto sul FQ – e il cui unico pensiero di fronte all’orrore sarebbe stato quello di costruirsi pezze d’appoggio per alleggerire in prospettiva le sue responsabilità in un eventuale processo”.
Dopo il decesso
Ciò che è successo dopo è cronaca: il killer, probabilmente resosi conto della gravità dell’accaduto, lascia la scena del delitto e scappa, mentre gli amici di Francesco Pio cercano di portarlo in ospedale, dove arriverà già morto. Valda, il 20enne fermato per l’omicidio, verrà scovato a casa di parenti a Barra, dove si nascondeva prima che gli uomini della Squadra Mobile lo identificassero e rintracciassero.